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Pnrr, pronte le 480 Centrali operative sanitarie ma «rischiano di essere scatole vuote»

Sono 480 le Cot (le centrali operative sanitarie) volute dall’Europa, finanziate dal Pnrr per una sanità modello, agile ed efficiente. Un sogno. Ebbene eccole, ci sono, al 31 dicembre del 2024 era questa l’unica scadenza europea che condizionava il pagamento delle rate. Ed è una scadenza che è stata rispettata. A dirlo è Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe che con il suo osservatorio sul Servizio sanitario nazionale realizza un monitoraggio indipendente.

Il personale

Il punto è che una volta creata la scatola bisogna renderla operativa e qui, in Italia manca il personale, soprattutto gli infermieri. «Le Cot – ricorda Cartabellotta – sono essenziali per coordinare la presa in carico dei pazienti e l’integrazione dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria».

Le risorse assegnate al target ammontano a 280 milioni e il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha confermato alla Camera che la rendicontazione di questo obiettivo è stata inviata alla Commissione Ue, avviando così la procedura per il versamento all’Italia della settima rata da 18,3 miliardi. Non è tutto, Cartabellotta ricorda innanzitutto intanto la riduzione del target originario fissato per le Cot – in origine dovevano essere 600 poi si è passati a 480 – con la scadenza posticipata dal 30 giugno al 31 dicembre 2024 dopo la modulazione del Pnrr a novembre 2023. Ora ci siamo. Le 480 Centrali operative territoriali ci sono. Ma per renderle utilizzabili servono infermieri, operatori. Altrimenti saranno inutili. Soldi sprecati.

In Puglia

In Puglia 40 sono le Cot previste, tutte hanno una sede, ovvero un punto fisico, cinque sono quelle operative nella Bat, sono ubicate all’interno dei distretti socio-sanitari le Cot garantiscono la migliore presa in carico e garantiscono il collegamento tra i servizi sanitari con diversi setting di assistenza. Per il resto bisognerà ancora attendere per l’operatività completa.

In Basilicata

In Basilicata le sei COT previste sono attive e rispettivamente collocate a Marsicovetere, a Venosa, a Potenza, a Lagonegro, a Policoro e a Matera. Ci sono gli operatori, ma non riescono a garantire i servizi infermieristici, specie ai più fragili, agli anziani. In realtà è proprio questo il fine delle Cot, così pensare nel pinao di resilienza. Peccato inoltre che per alcuni presidi fondamentali, come l’ospedale di Lagonegro, atteso da venti anni, non ci sia ancora un futuro certo.

Il problema è stato posto proprio due giorni fa in commissione regionale Sanità, a Potenza, in pratica nella struttura sempre più nel tempo sono state fatte solo promesse, ma ad oggi è difficile qui anche solo partorire e dei finanziamenti stanziati al momento non c’è ancora traccia. Presto del giallo del presidio si parlerà in Consiglio regionale. Anche qui, in Basilicata, si attendono ancora le case di cura del Pnrr e soprattutto le assunzioni.

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