Alla fiera «Più Libri, Più Liberi» 2025 la tensione ha raggiunto un livello inedito, trasformando il sabato pomeriggio di ieri in una scena di protesta, stand coperti e cori antifascisti. Tra le 15 e le 15.30, un centinaio di case editrici ha sospeso le attività in segno di dissenso contro la presenza di Passaggio al Bosco, casa editrice accusata da numerosi autori, autrici e intellettuali di pubblicare titoli che «esaltano esperienze e figure fondanti del pantheon nazifascista e antisemita».
La protesta si è manifestata visivamente con teloni e cartelli apposti sugli stand, recanti messaggi come «Fuori i fascisti da questa fiera», «Ora e sempre Resistenza» e un monito che molti editori hanno scelto come filo rosso della contestazione: «Questo è ciò che è accaduto alla libertà di stampa e di pensiero quando i fascisti e i nazisti hanno messo in pratica la loro libertà di espressione». Al centro della polemica, una domanda che ha attraversato gli spazi della fiera: quale limite incontra la libertà editoriale quando si confronta con ideologie considerate contrarie ai principi costituzionali? Un interrogativo che ha portato alcuni protagonisti della cultura italiana a rinunciare alla loro presenza.
Le voci degli editori
Le adesioni alla protesta hanno coinvolto sigle diverse per dimensione e identità editoriale: Altreconomia, Futura, Bakemono Lab, Nova Delphi, Settenove, Meltemi, Coconino Press, Laterza, Laurana, Viella, Voland, Lonely Planet, Emons, Red Star Press, Orecchio Acerbo e molte altre. Gli editori riuniti subito dopo il flash mob hanno chiesto «risposte dall’Aie», sostenendo con fermezza: «Non accettiamo che la cultura fascista sia al pari delle altre». Una presa di posizione che si è intrecciata con la scelta dell’Associazione Italiana Editori, spiegata dal presidente Innocenzo Cipolletta, di non intervenire sull’espositore contestato: «Siamo contro ogni forma di censura, spetta ai lettori aderire o meno a una proposta editoriale».
Parole che però non hanno convinto molti degli editori presenti, e che anzi hanno contribuito a catalizzare la protesta, trasformando il corridoio centrale della fiera in un corteo spontaneo che ha raggiunto lo stand di Passaggio al Bosco, accompagnato dallo slogan «Siamo tutti antifascisti». Per alcuni, la scelta di coprire gli stand è stata un gesto simbolico volto a difendere uno spazio culturale ritenuto «non neutro», ma profondamente legato ai valori democratici.
La replica del contestato
Oggetto delle critiche, il responsabile di Passaggio al Bosco, Marco Scatarzi, ha preferito mantenere un tono pacato: «Non siamo un movimento politico, parleremo alla fine». Ha ribadito più volte di voler reagire in modo pacato: «Ciò che pubblichiamo è anche qui esposto, grazie a tutti. Noi rispondiamo col sorriso, siamo una casa editrice con tantissimi autori, tantissimi collaboratori delle più svariate esperienze e facciamo cultura». Alla domanda se si sentisse minacciato dal clima della fiera, ha risposto: «Stiamo continuando a fare il nostro lavoro in piena libertà. Ognuno è libero di criticare, noi continuiamo a svolgere la nostra attività». A chi gli ha fatto notare che la protesta potrebbe aver contribuito a incrementare visibilità e vendite, Scatarzi ha risposto sorridendo: «Direi che è abbastanza evidente». Nel corso della giornata si è radunato davanti allo stand anche un piccolo gruppo di acquirenti. Uno di loro ha invitato i manifestanti a cambiare prospettiva: «Guardate i libri, magari scoprite che con qualcuno siete d’accordo». Poco dopo, il corteo dei manifestanti è tornato a chiedere, a gran voce, l’esclusione dell’editore dalla manifestazione.
Un caso che interroga il mondo culturale
La tensione ha travolto l’intera fiera, producendo reazioni in serie. Tra le più citate, quella di Corrado Augias, che ha reso pubblica la sua rinuncia a partecipare: «La mia tolleranza si ferma davanti al nazismo». Pur dichiarandosi favorevole al confronto delle idee, ha spiegato in una lettera aperta di non voler «avere nulla a che spartire con chi si fa partecipe, cioè complice, delle idee di un regime criminale come il nazismo». La sua assenza si è aggiunta a quelle di Zerocalcare, Alessandro Barbero e di altri autori che avevano ritenuto incompatibile la loro presenza con la partecipazione di Passaggio al Bosco. Per il direttore della fiera, Fabio Del Giudice, la vicenda segna un passaggio cruciale: «È evidente che si è aperto un dibattito su un tema particolarmente delicato, che pone domande enormi che non sono solo nostre ma di tutti quelli che organizzano eventi culturali». Del Giudice ha invitato a utilizzare quanto accaduto «per aprire una seria discussione sul tema partendo da un punto fermo, che tutti condividiamo: l’essere antifascisti». In un clima segnato da polemiche, defezioni e dichiarazioni, la fiera si è trovata a incarnare un conflitto che supera i confini editoriali e investe la responsabilità degli spazi pubblici della cultura. Un equilibrio fragile, chiamato a misurarsi, ancora una volta, con il peso della memoria e con il significato contemporaneo della parola libertà.










