Mentre il mondo occidentale è impegnato a districarsi tra le due guerre, in Ucraina e in Palestina, in Asia il motore economico del mondo, la Cina, sta vivendo una crisi che ha pochi precedenti. Un crollo che è partito dal settore immobiliare e che sta travolgendo tutti i settori senza che gli interventi del governo di Pechino riescano a porre un argine. Mentre Wall Street continua a correre senza sosta, trascinata dai tech, il rischio di un effetto catena che dall’Asia travolga l’intero sistema finanziario non può più essere sottovalutato. La crisi immobiliare non è solo un problema interno ma rappresenta un potenziale terremoto nel cuore dell’economia globale. Un pericolo da non sottovalutare se si vuole evitare una nuova Lehman Brothers i cui effetti, dal 2008, sono ancora tangibili nei bilanci delle banche di tutto il mondo. Le città cinesi nell’ultimo decennio hanno intrapreso uno sviluppo urbano senza precedenti, con l’edilizia che è diventata un pilastro fondamentale dell’economia, rappresentando circa il 29 per cento del Pil. Tuttavia, la crescita frenetica ha portato alla creazione di una bolla immobiliare che ora sembra essere scoppiata. La situazione è stata innescata dalla crisi dell’Evergrande, uno dei più grandi gruppi immobiliari, che si trova ora sull’orlo del fallimento a causa di un debito di oltre 300 miliardi di dollari. Una crisi che ha minacciato di destabilizzare l’intero settore, con potenziali ripercussioni non solo per l’economia interna, ma anche per i mercati finanziari globali. Con il passare del tempo, Evergrande ha iniziato a prendere in prestito sempre più denaro per finanziare la sua rapida espansione. Quando i mercati hanno iniziato a dubitare della capacità di Evergrande di rimborsare il suo debito, è iniziata una spirale discendente. Gli investitori hanno iniziato a vendere le azioni, facendo crollare il prezzo delle stesse e mettendo ulteriormente pressione sulla società. In quattordici mesi hanno perso il 90 per cento del loro valore. Il problema è stato acuito dal fatto che gran parte del debito di Evergrande è in obbligazioni, che la società ha promesso di rimborsare in un determinato periodo di tempo. Con il crollo del prezzo delle sue azioni e le crescenti preoccupazioni sulla sua liquidità, Evergrande si è trovata in una situazione in cui rischiava di non essere in grado di rimborsare queste obbligazioni. Ma come ha risposto il governo di Pechino a questa crisi? Innanzitutto ha rafforzato i controlli sul settore, introducendo nuove norme per limitare l’indebitamento delle aziende e frenare la speculazione. Queste misure fanno parte di una politica più ampia nota come “tre linee rosse”, che punta a ridurre il rischio finanziario nel settore immobiliare. Inoltre, le autorità hanno iniziato a intervenire direttamente in alcune situazioni, come nel caso di Evergrande, offrendo una sorta di salvataggio per impedire un collasso. Tuttavia, la crisi attuale ha anche portato il governo a riflettere più a lungo termine. L’obiettivo è quello di ridurre la dipendenza dell’economia dal settore immobiliare, diversificando e promuovendo altre aree di crescita. In conclusione, la crisi immobiliare cinese è un campanello d’allarme per l’economia globale. La risposta del governo cinese è stata rapida e decisa, ma la strada per la stabilità è ancora lunga. Sarà essenziale osservare come Pechino gestirà questo delicato equilibrio nei prossimi mesi. Evergrande Group è uno dei più grandi sviluppatori immobiliari della Cina e ha giocato un ruolo fondamentale nell’esplosione del mercato al punto tale da avere un ruolo tutt’altro che marginale nelle previsioni di crescita del gigante asiatico nei prossimi anni: l’aumento del Pil sarà il più contenuto degli ultimi trent’anni, di poco superiore al 5%. Con buona pace di chi sperava in una nuova corsa cinese per sostenere il mercato globale.
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Di Redazione16 Novembre 2024