Pellissier si riprende il Chievo Verona: «Un’emozione unica. Mi godo la mia squadra»

Di recente ha riscattato il titolo del suo Chievo Verona, Sergio Pellissier che è anche il suo club, denominato però da luglio 2022 la Clivense SM, avendo acquisito il club dilettantistico del San Martino Speme. Con la stessa ha vinto il campionato di Eccellenza e raggiunto la serie D.

Il 10 maggio si è così aggiudicato alla cifra di 330mila euro circa il marchio del Chievo Verona, assieme al vice presidente Enzo Zanin ed un progetto calcistico allargato e condiviso con 800 soci. Pellissier che con la maglia del Chievo l’ha vissuta per 17 anni di fila, è carico di questa sua nuova veste sportiva da presidente e vuole riportarlo dove gli compete, mantenendo i conti in attivo e quella squadra che aveva fatto innamorare molti semplici appassionati sportivi anche di altre squadre.

L’addio al calcio giocato nel 2019 con la morte nel cuore a causa del fallimento del club con cui ha segnato 134 reti con ben 496 presenze ma anche cinque reti nella coppe, nel periodo del calcio più bello e nostalgico, dal 2002 al 2019. Pellissier da calciatore ha invece debuttato in B col Torino e poi vissuto esperienze col Varese, un biennio alla Spal approdando al Chievo a 21 anni e lasciando da calciatore bandiera, con l’ex presidente Campedelli che ha portato dopo anni gloriosi la squadra al fallimento.

L’ex giocatore ha anche giocato in Nazionale contro l’Irlanda del Nord senza farsi mancare il gol, a tal riguardo ha detto «Detengo il record, per media gol minuti giocati. Ringrazierò sempre a mister Lippi, sono arrivato in un periodo di attaccanti e giocatori che erano fortissimi in tutti i reparti».

Sulla soddisfazione di aver rilevato il titolo a quelle che sino a questa stagione era la Clivense, ha aggiunto: «E’ stata un’emozione unica, una liberazione e una gioia immensa. So solo io e chi mi è vicino quanto ho sofferto, ma come me i tifosi che ci seguivano. Dispiace che dopo quello che ho dato alla causa l’ex presidente Campedelli non mi abbia messo al corrente della situazione e si è circondato di persone ignobili. Non ho mai sentito la parola scusa, ma adesso pensiamo al Chievo e ai propri tifosi. Mi godo la mia squadra. Sul futuro a livello gestione tecnica faremo le nostre valutazioni. Noi puntiamo sempre a vincere anche se quest’anno abbiamo lottato per salvarci. Alzeremo l’asticella».

Sul suo passato da calciatore: «Dal 2007 al 2009 ho toccato l’apice, ringrazio per quel periodo mister Beppe Iachini che ci portò ad una strepitosa promozione nel 2007-2008. Ho affrontato al mio debutto, il mio idolo Roberto Baggio, indossavo la maglia del Toro, e gli chiesi la maglia. Poi ad un certo punto ho smesso». Chiusura sul calcio pugliese, Lecce e Bari: «Le ho affrontate da avversario e non era mai semplice. Al Lecce va meglio anche se con il cambio tecnico e facendo punti anche con qualche big, hanno strappato l’obiettivo stagionale. Il Bari deve salvarsi perché ha una grande piazza e spero mantenga la categoria».

Ultima chiosa sui giovani affetti da ludopatia, in particolar modo nel mondo dello sport: «La ludopatia è una malattia che non è solo nel calcio o sport, ma diffusa. Dico solo ai ragazzi, di trovare la forza di farsi aiutare e non buttare le loro carriere e rovinarsi la vita».

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