Pessime notizie arrivano sul fronte del “sentiment” di consumatori e delle imprese a marzo, secondo l’Istat. Le famiglie, dopo un bimestre di miglioramento, sono tornate a giudicare la propria situazione, attuale e futura, con un maggior pessimismo.
Il deterioramento riguarda diversi aspetti dal contesto generale e personale e, cosa davvero preoccupante, appare di entità molto rilevante: il clima futuro scende di quasi sei punti percentuali a marzo. Si allungano, di conseguenza, i tempi del ripristino del funzionamento del circuito redditi (crescenti) e consumi (stagnanti). «Il perdurare di una situazione di difficoltà sul versante della domanda interna si riverbera inevitabilmente sulle imprese, soprattutto su quelle della distribuzione più tradizionale e della produzione di beni di consumo – sottolinea Confcommercio – A suscitare qualche timore è anche il peggioramento della fiducia degli operatori del turismo, settore che negli ultimi anni, anche sulla spinta di una crescita della domanda estera, è stato uno dei più dinamici», è il commento dell’Ufficio Studi di Confcommercio ai dati Istat.
Una sfiducia che viene fotografata come un fenomeno profondo, non influenzato dalla recente minaccia dei dazi. «A definire un quadro psicologico negativo c’è l’evidenza che la dimensione mediatica attorno alla questione dei dazi non ha influito. Le imprese della manifattura esportatrice non dichiarano incrementi negli ostacoli alle esportazioni. Quindi, le cause della sfiducia sono più profonde e radicate», ha evidenziato l’associazione di categoria.
I conti pubblici
Quelle in arrivo saranno in generale settimane “calde” sul fronte dei conti pubblici. Il Mef è al lavoro sul nuovo documento economico erede del Documento di economia e finanza da trasmettere alle Camere entro giovedì 10 aprile. Intanto è attesa la vidimazione dell’Ufficio parlamentare di bilancio al documento e negli stessi giorni è in programma il voto parlamentare alla risoluzione della maggioranza sull’ex Def.
Un documento, quello vergato dal Tesoro, che non conterrà le stime programmatiche ma solo i tendenziali in questa fase di transizione che vede ancora mancare all’appello la riforma per adeguare la legge di contabilità nazionale al Patto di Stabilità Ue riformato.
Uno scenario a bocce ferme quindi, che non include nelle stime i piani futuri del governo, con grande disappunto dell’opposizione che non ha avallato la risoluzione della maggioranza. Le tabelle conterranno le nuove previsioni sul pil, con tutta probabilità riviste al ribasso sotto il peso del calo della fiducia per i dazi annunciati dal presidente Usa Donald Trump e gli effetti dei perduranti conflitti in Ucraina e Medio Oriente. La crescita dovrebbe fermarsi al+0,8-0,9% nel 2025 contro il +1,2% stimato nel Dpb in autunno. Il pil risalirebbe poi leggermente all’1% nel biennio successivo.