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Vacilla il patto con Rama, ora la Cassazione rimanda la decisione alla Corte Ue

Due casi di cittadini extracomunitari trattenuti dallo Stato italiano, i cui provvedimenti non sono stati convalidati dalla Corte d’appello di Roma, dopo essere stati impugnati dal Ministero dell’interno, che ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, finiranno davanti alla Corte di giustizia europea. Questo perché la Suprema Corte, nell’esaminare il ricorso promosso dal Governo, dubita…
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Due casi di cittadini extracomunitari trattenuti dallo Stato italiano, i cui provvedimenti non sono stati convalidati dalla Corte d’appello di Roma, dopo essere stati impugnati dal Ministero dell’interno, che ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, finiranno davanti alla Corte di giustizia europea. Questo perché la Suprema Corte, nell’esaminare il ricorso promosso dal Governo, dubita che l’operazione dei centri in Albania messa in campo dall’esecutivo italiano per affrontare la questione migratoria sia compatibile col diritto europeo.

La specificità

Nello specifico, i magistrati di piazza Cavour pongono questioni non secondarie che riguardano la procedura seguita per il trasferimento dei due uomini a Gjader, la località albanese dove è stato attrezzato il centro di permanenza temporaneo, e cioè quello di un migrante in situazione di irregolarità amministrativa e quello di un richiedente asilo che ha fatto domanda di protezione internazionale quando era già dietro le sbarre di quel Cpr.

Per il primo, il dubbio manifestato dai giudici è che il trasferimento dall’Italia all’Albania contrasti con la direttiva per i rimpatri. Per il secondo, invece, un analogo sospetto riguarda la direttiva per l’accoglienza. Il tema messo in risalto dalla Cassazione è quello della territorialità, anche se per le motivazioni del ricorso alla Corte che ha sede a Lussemburgo ci vorranno ancora alcuni giorni.

Le cifre

I numeri parlano di ulteriori 30 migranti salpati dal porto di Brindisi il 27 maggio scorso alla volta dell’Albania, che fanno arrivare a circa un centinaio quelli trasferiti nel centro di Gjader negli ultimi due mesi, di cui una trentina sono stati rimpatriati, mentre gli altri sono attualmente trattenuti.

Se i giudici del tribunale lussemburghese dovessero dar forza ai dubbi espressi dalla Cassazione e quindi ritenere irregolare la procedura adottata dal Governo per far fronte alle problematiche relative ai migranti e ai richiedenti asilo, confermando di conseguenza anche la decisione della Corte di appello di Roma, il patto tra la premier Giorgia Meloni e il presidente albanese Edi Rama che ha consentito di attrezzare il centro per migranti nella città albanese, rischia quindi di subire una ulteriore battuta d’arresto, dopo tutti gli altri problemi riscontrati nei mesi scorsi.

Inoltre, nell’attesa che i magistrati comunitari si pronuncino, per quanto non vi siano automatismi, come ulteriore conseguenza è prevedibile che nessun tribunale italiano potrà dare nelle prossime settimane il proprio assenso al trasferimento e alla detenzione nel Cpr in Albania di altre persone. Congelando di fatto un progetto annunciato come risolutorio della questione migranti dal Governo italiano.

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