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Parigi, arriva il via libera dei Volenterosi per Kiev: c’è l’ok da 26 Paesi su 30

Contro oltre ogni aspettativa di partenza la coalizione dei Volenterosi riunita ieri a Parigi alla corte del presidente francese, Emannuel Macron, alla presenza anche dell’omologo ucraino, Volodymyr Zelensky, ha raggiunto un risultato tangibile: 26 Paesi su 30 invieranno un loro contingente di soldati o altre forme di sostegno militare da dispiegare in Ucraina, una volta…
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Contro oltre ogni aspettativa di partenza la coalizione dei Volenterosi riunita ieri a Parigi alla corte del presidente francese, Emannuel Macron, alla presenza anche dell’omologo ucraino, Volodymyr Zelensky, ha raggiunto un risultato tangibile: 26 Paesi su 30 invieranno un loro contingente di soldati o altre forme di sostegno militare da dispiegare in Ucraina, una volta trovato un accordo di pace tra Putin e Zelensky, al fine di garantire la pace.

Una garanzia di sicurezza senza precedenti per Kiev che raccoglie quindi il parere favorevole di una buona parte dei Paesi Nato. Quella che andrà a schierarsi nel caso, come ha spiegato meglio Macron, sarà una «forza di rassicurazione» che avrà come obiettivo quello di difendere i confini ucraini da eventuali nuovi attacchi di Mosca. Stando a fonti militari si starebbe lavorando su tre piani: in primis una forza militare di deterrenza, poi sui pattugliamenti aerei e infine su un contingente di sminamento navale. Ogni Paese deciderà in quali modalità. Sulla stessa linea di pensiero anche la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.

«Dobbiamo trasformare l’Ucraina in un porcospino d’acciaio, indigesto per gli aggressori presenti e futuri – ha detto con una metafora – Ciò significa disporre di forze armate forti, ben equipaggiate e moderne. Le nostre industrie della difesa stanno accelerando la cooperazione per raggiungere questo obiettivo».

Missili a lungo raggio a Kiev

Non solo forze militari, la Coalizione, alla fine, è riuscita a trovare un’intesa per fornire missili a lungo raggio all’Ucraina. A ricordarlo è stato il premier britannico, Keir Starmer, che ha co-presieduto da remoto il vertice a Parigi. Nel suo intervento conclusivo l’inglese ha auspicato un’intensificazione delle pressioni su Vladimir Putin per spingere la Russia alla pace».

Meloni dentro ma fuori

Nonostante l’esultanza del leader francese, che si è affrettato a dire che Italia, Polonia e Germania sono tra i 26 Paesi pronti alla reazione militare per il mantenimento della pace in Ucraina, Giorgia Meloni in una nota subito dopo ha messo i cosiddetti puntini sulla i. «L’Italia è indisponibile a inviare soldati in Ucraina», ha sottolineato a scanso di equivoci. «Supporteremo un eventuale cessate il fuoco con iniziative di monitoraggio e formazione al di fuori dei confini ucraini». La premier, collegata con Parigi in videoconferenza, è tornata ancora una volta sulla proposta di un meccanismo difensivo di sicurezza collettiva ispirato all’articolo 5 del Trattato di Washington.

La risposta degli Stati Uniti

E gli Stati Uniti? Rappresentati al tavolo di Parigi dall’inviato speciale Steve Witkoff, stando alle dichiarazioni di Macron si sarebbero impegnati in tal senso. Nel colloquio telefonico avuto tra i Volenterosi e il presidente Trump si è parlato delle modalità per raggiungere la pace in Ucraina. «Abbiamo discusso diverse opzioni, e la più importante è la pressione – ha scritto Zelensky su X – utilizzando misure forti, in particolare economiche, per imporre la fine della guerra. Il leader ucraino, parlando con il Tycoon, gli ha proposto un piano per la protezione dei cieli.

«Finché non arriverà la pace, gli ucraini non devono essere in balia dei continui attacchi russi, i missili e i droni russi non devono causare vittime», ha detto senza mezza termini Zelensky. Rivolgendosi agli Europei, Trump ha chiesto loro di smettere di acquistare petrolio dalla Russia e di fare pressioni sulla Cina perché smetta di finanziare la guerra russa in Ucraina. «L’Europa deve smettere di acquistare petrolio russo che finanzia la guerra, dato che la Russia ha incassato 1 miliardi di euro in un anno dalla vendita di combustibile all’Ue».

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