È in corso a Parigi il summit con leader dei Paesi ‘volonterosi’, disposti ad aiutare l’Ucraina in conflitto con la Russia. Sul tavolo, a cui stanno partecipando 31 delegazioni, sono quattro i nodi da sciogliere: il cessate il fuoco, gli aiuti immediati e a lungo termine all’esercito ucraino, e la forza di rassicurazione che la Francia vuole istituire con i britannici e con il contributo di molti Paesi europei.
Chiara la posizione dell’Italia. In Ucraina non è prevista alcuna partecipazione nazionale a un’eventuale forza militare sul terreno. Ieri mattina la premier Giorgia Meloni ha fatto il punto con i due vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, oltre che con il ministro della Difesa Guido Crosetto.
«Kiev – spiega Tajani – ha già accettato le intese. Ora tocca a Mosca darvi attuazione e dimostrare di voler portare avanti il percorso verso la tregua. È la Russia che deve decidere se vuole la pace oppure no. Una pace che deve essere giusta e duratura, basata sui principi chiave che abbiamo ribadito, da ultimo, alla riunione dei Ministri degli Esteri del G7 in Canada delle scorse settimane».
«L’Italia continua ad essere in prima linea nel sostegno al processo di ricostruzione dell’Ucraina, che è un prerequisito per una pace solida e duratura. Questo sarà l’obiettivo della Conferenza sulla ricostruzione che ospiteremo a Roma a luglio. Stiamo lavorando per rendere la Conferenza un trampolino di lancio per la pace. Aiuteremo l’Ucraina a ‘ricostruire meglio’, contribuendo al suo programma di riforme e al suo percorso di adesione all’Unione europea», ha dichiarato Tajani.
Il summit iniziato questa mattina dopo l’arrivo di tutti i leader si conclude all’una di pomeriggio, con una conferenza stampa del presidente francese Macron. Sono 31 i Paesi, tra cui i membri dell’Unione europea e anche della Nato, come Regno Unito, Canada, Norvegia e Turchia. Il vertice, nato sulla spinta del presidente francese, Emmanuel Macron, e del premier britannico, Keir Stamer, ha come obiettivo principale quello di definire le garanzie di sicurezza che i Paesi in questione sono disposti ad offrire, da qui il nome «volenterosi».
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