Le condizioni di salute di Papa Francesco, ricoverato all’ospedale “Gemelli” di Roma da venerdì scorso a causa di una bronchite persistente, presentano «un quadro clinico complesso che richiederà una degenza ospedaliera adeguata».
Ne dà notizia il Vaticano spiegando che «i risultati degli accertamenti effettuati nei giorni scorsi e nella giornata odierna hanno dimostrato un’infezione polimicrobica delle vie respiratorie che ha determinato una ulteriore modifica della terapia».
Tempi di ricovero più lunghi, dunque, per il Pontefice che, come spiega Matteo Bruni, direttore della sala stampa della Santa Sede, «è di buon umore».
Massimo Andreoni, professore emerito di malattie infettive dell’Università di Tor Vergata a Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali Simit, spiega che «il perdurare del quadro clinico e il probabile utilizzo di terapie con cortisone, che ha l’effetto di ridurre parzialmente le difese immunitarie essendo un immunosoppressore, ha reso probabilmente più semplice la comparsa di sovrainfezioni batteriche e/o fungine che necessitano ora un aggiustamento della terapia rivolta ai nuovi germi identificati».
Nel caso del Papa, le sovrainfezioni, sottolinea l’esperto, rappresentano una «complicanza di una iniziale infezione delle basse vie respiratorie: come spesso accade, quando una simile infezione perdura nel tempo può complicarsi appunto con la comparsa di sovrainfezioni».