Dopo i funerali solenni sul sagrato di San Pietro, sarà la volta del Conclave, momento in cui tra il 5 e il 10 maggio i 135 cardinali elettori che non hanno superato gli 80 anni di età decideranno in gran segreto il futuro Pontefice e vescovo di Roma all’interno della celebre Cappella Sistina, affrescata da Michelangelo. Una votazione per cui saranno necessari 92 voti, essenzialmente i due terzi dei porporati.
I numeri dei cardinali
Come ogni Conclave che si rispetti anche per il prossimo iniziano a rincorrersi i nomi dei papabili a ricoprire la carica di Papa, dopo la morte del Papa. Tra i cardinali, in gran parte nominati dallo stesso Francesco, ci sono 59 europei, di cui 19 italiani, 37 americani (16 del Nord America, 4 della parte Centrale e 17 del Sud America), 20 asiatici, 16 africani e 4 dell’Oceania. Tra di loro, però, c’è chi è in corsa più di altri. A dirlo non solo i media, come da prassi, ma anche i bookmaker e persino ChatGpt.
I nomi papabili
Il primo papabile ad essere nominato come futuro successore di Francesco è Pietro Parolin, 70enne vicentino nominato cardinale nel 2014 e segretario vaticano dal 2013. La possibilità che venga eletto dal Conclave è tra il 36 e il 40% secondo le varie piattaforme di scommesse. A seguire, con la stessa possibilità, il cardinale Luis Antonio Tagle, gesuita come Francesco, originario di Manila, nelle Filippine, il vero outsider.
A seguire, infatti, ci sono i volti noti del Vaticano. A partire da Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, inviato dal Papa per una missione di pace a Kiev, Mosca, Washington e Pechino e sempre dal capoluogo emiliano, Pierbattista Pizzaballa, il cardinale più giovane con 60 anni, patriarca di Gerusalemme dal 2020. Come possibili candidati al soglio pontificio anche due cardinali africani: Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo 65enne di Kinshaga, nella Repubblica Democratica del Congo e Robert Sarah, quasi 80enne, originario della Guinea, più volte al centro di scontri con Francesco proprio per le aperture verso il mondo LGBTQ+.
Il caso del cardinale Becciu
Dopo la morte del Papa sono tornate prepotenti le polemiche avanzate dal cardinale Angelo Becciu, il primo ad essere stato condannato nel settembre 2020 da un tribunale vaticano e per questo privato dell’incarico di prefetto della Congregazione delle cause dei santi, ma non del titolo cardinalizio.
«Il Papa ha riconosciuto intatte le mie prerogative cardinalizie in quanto non vi è stata una volontà esplicita di estromettermi dal Conclave né la mia richiesta di una mia esplicita rinuncia per iscritto», ha riferito Becciu al quotidiano L’unione sarda, pur consapevole di essere stato inserito dal Collegio cardinalizio tra i cardinali non elettori.