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Paolo Mieli: «Sopravvivenza dell’Occidente? Un punto d’equilibrio con gli Usa» – L’INTERVISTA

La biblioteca Pietro Siciliani di Galatina ha riaperto le sue porte dopo i lavori di ristrutturazione. In occasione del 120esimo anniversario della fondazione (la prima inaugurazione risale al 5 febbraio 1905), sono intervenute personalità del mondo delle istituzioni, dell’Università e della cultura. Tra questi, il giornalista e saggista Paolo Mieli, che abbiamo intervistato su temi nazionali e di politica estera .

L’attuale governo Meloni mostra una coesistenza tra europeismo e vicinanza all’amministrazione Trump. Il Presidente del Consiglio si muove su uno scacchiere internazionale infuocato provando a non sbagliare le sue mosse. Quanto è sostenibile questo equilibrio nel lungo periodo?

«Deve essere sostenibile nel lungo periodo, nel senso che non è tanto una questione che riguarda la Meloni, quanto una questione che riguarda l’Europa e gli Stati Uniti. L’Occidente, se vuole sopravvivere, deve trovare un punto di equilibrio tra gli Stati Uniti che in questo momento ci stanno mandando a quel paese come Europa e quest’ultima che è consapevole del fatto di non potercela fare senza il sostegno americano. Pertanto, qualcuno deve darsi da fare in questa direzione e chiunque si darà da fare in tal senso farà una cosa meritoria».

L’Europa sta cercando di rafforzarsi militarmente. Quali sono, secondo lei, le condizioni necessarie perché un esercito europeo – e ancora prima l’Europa – possa diventare realtà senza compromettere la sovranità nazionale degli Stati membri?

«Io penso che l’Europa abbia bisogno in questo momento di fare quello che ha sempre evitato di fare, cioè quello che lei ha definito un esercito europeo, solo che ciò non può avvenire dall’oggi al domani. Penso che la strada imboccata da Ursula von der Leyen sia la strada giusta, ma bisogna tenere conto dei tempi e dei modi di muoversi dell’Europa che forse non sono abbastanza veloci. Penso che, in questo nuovo corso, i Paesi che si sanno muovere in modo unito come la Germania, avranno dei vantaggi, i paesi disuniti come potrebbe essere il nostro, perderanno questi vantaggi».

Conflitto Russia – Ucraina. Bisognava aspettare che Trump fosse rieletto residente per arrivare alla pace? Un nuovo asse russo americano potrebbe favorire la tregua con l’Europa che ha espresso una posizione decisa in questo processo. Quanto costerà, quando si farà?

«Prima di giudicare aspetto i fatti per vedere come va a finire questa storia. Per il momento quella di cui si stanno ponendo le condizioni, non è una pace ma una resa dell’Ucraina e questo, per l’Europa, rappresenta una grandissima sconfitta. Se gli Stati Uniti hanno cambiato amministrazione che ora ha deciso di andare in questa direzione, l’Europa che era legata nell’impegno della vecchia amministrazione Biden, si trova oggi spiazzata e quindi si tratta di una prova della verità per l’Europa».

Il voto sul riarmo in Europarlamento ha creato divisioni nel Partito Democratico, tra astensioni e voti favorevoli, tra cui quello dell’ex sindaco Antonio Decaro. Il principale candidato a Governatore della Puglia ha smentito una vera e propria spaccatura, riconoscendo il ruolo di Elly Schlein come segretaria. Crede che il PD stia vivendo una crisi interna più profonda rispetto alle apparenze?

«La mia posizione è più vicina a quella di Decaro che non a quella del resto diviso del PD, però io giudico le possibilità che ha il PD di unificare tutta la sinistra che va da Calenda, M5S e Verdi Sinistra. L’unico modo per tenere unite tante anime forse è quello di fare delle astensioni, tirarsi fuori rimanendo vaghi. Mi auguro che alla fine, il punto d’approdo, perché deve esserci un punto, sia quello di Decaro».

La riapertura di una biblioteca storica come questa a Galatina, un segnale importante per il rilancio culturale di una comunità. Che impatto può avere sulla formazione delle nuove generazioni e sulla consapevolezza storica della società, in un’epoca dominata dall’intelligenza artificiale e dalla fruizione rapida delle informazioni?

«Io sono venuto a Galatina perché è una capitale culturale da duemila anni non da poco più di un secolo. Ho grande fiducia nel fatto che la cultura basata su un passato così lontano ce la farà anche questa volta. Vede, quando si affacciò la televisione, che era il new media di cinquant’anni fa, tutti pensavano che avrebbe travolto tutto. I ragazzi stavano con la TV accesa dalla mattina alla sera. Si pensava che avrebbe travolto l’informazione e soprattutto la cultura. Oggi la televisione, non dico sia un mezzo obsoleto, ma sicuramente superato dai mezzi di cui lei parla, ed i libri e la cultura sono ancora in piedi; quindi, ce la faremo anche questa volta».

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