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Pallone d’Oro africano a Osi. Superati in classifica l’egiziano Salah e il marocchino Hakimi

Victor Osimhen è il nuovo re dell’Africa. Il centravanti nigeriano del Napoli ha vinto il Pallone d’Oro africano, il riconoscimento che viene assegnato ogni anno al miglior giocatore del continente dalla Caf, la confederazione calcistica del territorio. Il numero nove dei partenopei e delle “Super Aquile” ha preceduto in classifica l’egiziano Mohamed Salah, esterno offensivo…

Victor Osimhen è il nuovo re dell’Africa. Il centravanti nigeriano del Napoli ha vinto il Pallone d’Oro africano, il riconoscimento che viene assegnato ogni anno al miglior giocatore del continente dalla Caf, la confederazione calcistica del territorio. Il numero nove dei partenopei e delle “Super Aquile” ha preceduto in classifica l’egiziano Mohamed Salah, esterno offensivo del Liverpool, e il marocchino Achraf Hakimi, esterno basso del Paris Saint Germain.
la premiazione

Osimhen è volato con un volo privato a Marrakech, in Marocco, alla vigilia della sfida di Champions League con i portoghesi del Braga. Un vero e proprio blitz, con partecipazione alla premiazione, ritiro del premio e ritorno in Italia nella nottata. E come ha potuto festeggiare? Ovviamente con un gol, quello che ha sigillato la vittoria contro la formazione lusitana e ha sancito la qualificazione del Napoli agli ottavi.

Ancora un riconoscimento per il centravanti nigeriano. Si tratta della prima vittoria del Pallone d’Oro africano, ma anche del secondo premio in pochi mesi, dopo essere stato eletto miglior giocatore dell’ultima Serie A. Decisiva, nel successo di Osimhen, un 2023 da assoluto protagonista, con la vittoria del terzo scudetto nella storia del Napoli, trentatré anni dopo l’ultima volta, e un ottimo cammino in Champions League, interrottosi soltanto ai quarti di finale per mano del Milan.

LA STAGIONE
Osimhen è stato il grande trascinatore del club partenopeo nella cavalcata trionfale verso il tricolore. Il numero nove, idolo del popolo azzurro, si è laureato capocannoniere del campionato con ventisei reti, precedendo l’argentino dell’Inter Lautaro Martinez con ventuno centri. Trentuno, in totale, i gol messi a segno in trentasei partite, con i cinque realizzati anche in Champions League. Un campionato in cui l’attaccante ha sfoderato anche la prima tripletta con la maglia del club presieduto da Aurelio De Laurentiis, è diventato il calciatore nigeriano più prolifico della Serie A e ha prima eguagliato e poi superato il record di sei gare consecutive in rete, appartenente all’argentino Higuain. Ma Osimhen, al di là della mole di reti, ha dato l’impressione per tutto il 2023 di essere un giocatore dominante, capace di segnare in qualunque modo, di testa, di destro e di sinistro, di galoppare in campo aperto e palla al piede, di rappresentare un vero e proprio incubo per le difese avversarie.

L’ALBO D’ORO
È il primo Pallone d’Oro africano vinto da Victor Osimhen, che nell’albo d’oro succede al senegalese Sadio Mané, che aveva trionfato nelle ultime due edizioni, quella del 2019, ai tempi del Liverpool, e quella del 2022, da giocatore del Bayern Monaco (riconoscimento non assegnato nel 2020 e nel 2021). Ma l’attaccante del Napoli è il quinto calciatore della Serie A a fregiarsi del premio: prima di lui, lo hanno vinto il liberiano George Weah nel 1995 (Milan), il nigeriano Nwankwo Kanu l’anno successivo (Inter), il camerunense Patrick Mboma nel 2000 (Parma) e il connazionale Samuel Eto’o nel 2010 (Inter). Quella di Osimhen rappresenta anche la sesta premiazione per un giocatore della Nigeria: in questo caso, a precederlo sono stati Rashidi Yekini nel 1993 (Vitoria Setubal), Emmanuel Amunike l’anno successivo (Sporting Lisbona), Nwankwo Kanu nel 1996 (Inter), Victor Ikpeba l’anno successivo (Monaco) e ancora Nwankwo Kanu nel 1999 (stavolta ai tempi dell’Arsenal). Osimhen, con il suo primo riconoscimento, eguaglia tanti vincitori a quota uno, in un premio che vede in testa, con quattro successi, il camerunense Samuel Eto’o e l’ivoriano Yaya Toure, seguiti a quota tre dal liberiano George Weah e dal ghanese Abedi Pelè.

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