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Pallavolo, De Giorgi «Non mi sento una leggenda. Orgoglioso di essere pugliese» – L’INTERVISTA

Ferdinando ‘Fefè’ De Giorgi, come ct della nazionale maschile di pallavolo, ha vinto il suo secondo Mondiale da allenatore, il quinto in totale considerando le sue vittorie da giocatore. La squadra italiana ha sconfitto la Bulgaria in finale per 3-1, conquistando il titolo mondiale per la quinta volta nella storia della pallavolo maschile italiana e…
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Ferdinando ‘Fefè’ De Giorgi, come ct della nazionale maschile di pallavolo, ha vinto il suo secondo Mondiale da allenatore, il quinto in totale considerando le sue vittorie da giocatore. La squadra italiana ha sconfitto la Bulgaria in finale per 3-1, conquistando il titolo mondiale per la quinta volta nella storia della pallavolo maschile italiana e la seconda consecutiva.

La curiosità è che Fefè De Giorgi, da giocatore o in panchina, c’è sempre stato in tutti i trionfi degli Azzurri. Ma guai a ricordarglielo: come ha risposto alle tv accreditate a seguire la finale nelle Filippine, ha ribadito con fermezza: «Non chiamatemi leggenda». Anche se smentisce di esserlo, di fatto l’uomo nato a Squinzano e salentino doc, è, insieme al collega ct Julio Velasco, nella storia della pallavolo italiana. Il commissario tecnico Fefè De Giorgi ha raccontato al nostro quotidiano L’Edicola alcuni passaggi chiave e retroscena del successo azzurro.

È difficile scegliere quale dei tre successi da ct della Nazionale sia il più bello, ma riuscire a confermarsi ai massimi livelli non è mai semplice. Che valore attribuisce a questo titolo rispetto agli altri?

«Il valore che do a questo titolo è di grande completezza e fa parte di un percorso anche personale dei giocatori, di una consapevolezza e di una maturità diversa per tutti i protagonisti dell’organico. Una vittoria mondiale poi, anche se ti ripeti, regala emozioni uniche e diverse dalla precedente».

C’è stato un momento, una scintilla o un episodio che vi ha fatto capire che questa squadra potesse compiere qualcosa di straordinario?

«In questo Mondiale, sicuramente la sconfitta patita alla seconda giornata contro il Belgio per 3-2 ci ha messo davanti a un bivio. La terza giornata era una partita da dentro o fuori, e con l’Ucraina c’è stato il momento di svolta. Ci siamo calati nella realtà immediata del torneo intercontinentale. Poi ci sono state altre battaglie intense, ma i ragazzi sono rimasti sempre sul pezzo, lottando punto su punto e credendo nell’impresa di poter bissare il titolo mondiale».

Dopo il successo delle ragazze, ora ci siete anche voi. È giusto parlare di una nuova generazione di fenomeni?

Abbiamo, insieme alle donne, scritto una pagina storica della pallavolo mondiale, ma anche degli sport di squadra in generale. Vincere contemporaneamente un Mondiale femminile e uno maschile era ciò che la nostra Federazione meritava, per il lavoro, l’applicazione e tutto ciò che cerca di creare per raggiungere obiettivi importanti».

Il presidente della Fipav, Paolo Indiveri, come lei di Squinzano, ha ribadito quanto di straordinario ha realizzato con questi ragazzi. Si sente una leggenda? E, allo stesso tempo, pensa già alla prossima impresa da realizzare?

«Sono orgoglioso di essere pugliese, salentino, di Squinzano. Lo ribadisco non mi sento una leggenda, le sfide più importanti sono quelle che incominciano quando ne hai appena finita una. È il brutto e il bello dello sport. Attualmente siamo già orientati a programmare e realizzare il prossimo passo, ovvero gli Europei in Italia. La Puglia? Ha avuto un ruolo importante in questo percorso della nostra Nazionale».

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