Il riconoscimento dello Stato di Palestina resta al centro delle dinamiche mondiali, dopo le dichiarazioni del presidente francese, Emmanuel Macron, e la conferma anche del premier britannico, Keir Starmer. Martedì scorso, durante la Conferenza per la risoluzione pacifica della questione palestinese e l’attuazione della soluzione a due Stati proposta da Francia e Arabia Saudita nel Palazzo di vetro a New York, 15 Paesi occidentali hanno espresso la loro volontà di riconoscere lo stato palestinese. Tra i Paesi: Andorra, Australia, Canada, Finlandia, Francia, Islanda, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Nuova Zelanda, Norvegia, Portogallo, San Marino, Slovenia e Spagna. La Palestina è riconosciuta come un’entità statale da buona parte dei membri della Nazioni Unite (147 su 193). Tra i mancanti ci sono perlopiù gli Stati occidentali.
E l’Italia invece?
L’Italia non lo ha mai riconosciuto formalmente, anche se a Gerusalemme è presente un consolato per gestire le relazioni in particolare con l’Anp, l’Autorità nazionale palestinese. Il governo italiano, però, sul punto sembra restare fermo: nessuno Stato fino a che è presente Hamas nell’enclave palestinese. Lo ha ribadito il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, rispondendo a un’interrogazione del Pd. «Sosteniamo la soluzione dei due popoli e due Stati che convivano fianco a fianco in pace, sicurezza e reciproco riconoscimento – ha detto durante il Question Time a Montecitorio – Il primo requisito per uno Stato palestinese è la capacità di controllare il proprio territorio senza che diventi preda del terrorismo di Hamas come è successo nella Striscia». Ciriani, rispetto ai casi di antisemitismo, come l’ultimo di qualche giorno fa, ha dettato la linea dell’esecutivo, molto più morbida con Israele per non alimentare ancor più il clima d’odio. «Serve costruire canali di interlocuzione ed è per questo che manteniamo ogni canale con le autorità di Israele, anche con l’Accordo di associazione; altrimenti isoleremmo ulteriormente la società civile di Israele, alimentando un clima con episodi di antisemitismo».
La posizione israeliana
Dura la replica di Amir Ohana, presidente della Knesset, il Parlamento israeliano alla volontà espressa in primis dai leader di Francia e Regno Unito. «Se volete quello che voi chiamate lo Stato palestinese, fatelo a Londra, a Parigi, nei vostri Paesi», ha detto in tono sarcastico nel suo discorso a Ginevra durante la sesta conferenza mondiale dei presidenti dei Parlamenti. «Premiare Hamas, riconoscendo uno Stato palestinese alla luce del 7 ottobre non porterà stabilità, coesistenza e cooperazione, ma porterà più assassini di israeliani e ebrei», ha aggiunto.
L’invito di Netanyahu
Gli aiuti, intanto, continuano a entrare nella Striscia, via terra e via aerea. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha invitato le nazioni del mondo a unirsi alla campagna di lanci aerei di aiuti umanitari sulla Striscia di Gaza. «Hamas ha rubato il cibo alla sua gente. Abbiamo lanciato aiuti per la popolazione di Gaza garantendo la sicurezza dello spazio aereo. Qualsiasi Paese che voglia davvero aiutare è invitato a unirsi a noi».