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Operazione di Israele in Cisgiordania: la tregua con Hamas già scricchiola

Come si immaginava la tregua, siglata qualche giorno fa, tra Israele e Hamas e raggiunta dopo mesi di guerra, sembra già vacillare. L’attenzione dell’esercito (Idf) e della Polizia israeliana si è spostata ora dalla Striscia di Gaza alla Cisgiordania. Nelle scorse ore, infatti, è stata avviata un’altra operazione militare, denominata «muro di ferro». A farne le spese, questa volta, è il campo profughi di Jenin, nel nord della Cisgiordania che, stando alle parole del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, sarebbe un covo di terroristi. «Agiamo in modo sistematico e deciso contro l’asse iraniano ovunque esso estende le sue mani – ha detto ancora il primo ministro – a Gaza, in Libano, in Siria, in Yemen, in Giudea e in Samaria». Il raid, nel frattempo, ha provocato almeno 9 morti e 35 feriti, come riporta Al-Jazeera, citando il ministro della Salute dell’Autorità nazionale palestinese.

Una storia che si ripete

Il campo profughi, sorto in seguito alla nascita dello stato di Israele nel 1948, ospita circa 14mila persone ed era già stato terra di scontro nel 2002, al tempo della Seconda Intifada con l’operazione soprannominata «scudo difensivo». File di palestinesi stanno già lasciando il campo per sfuggire agli attacchi israeliani, portando alla mente scene già viste durante il lungo conflitto. Hamas, dal canto suo, ha minacciato la mobilitazione generale nell’area. «Invitiamo le masse del nostro popolo in Cisgiordania a intensificare lo scontro con l’esercito di occupazione – ha dichiarato l’organizzazinone fondamentalista- per far fronte al terrorismo dei coloni e di Israele». Ad accendere gli animi ci ha pensato anche la scelta di Trump, poco dopo l’insedimanento come 47esimo presidente degli Stati Uniti, di revocare le sanzioni contro i coloni estremisti.

Movimenti in atto

Sono arrivate, come un fulmine a ciel sereno, le dimissioni del numero uno dell’esercito israeliano, il generale Herzi Halevi. Il capo di stato maggiore lascerà il suo incarico il prossimo 6 marzo dopo aver riconosciuto le sue responsabilità per l’attacco del 7 ottobre. «Un fallimento che resterà per tutto il resto della mia vita», ha dichiarato il generale in una lettera indirizzata al ministro della Difesa.

La flebile tregua

I camion di aiuti umanitari stanno entrando per il secondo giorno, dopo la firma del cessate il fuoco, senza alcun tipo di problemi, all’interno della Striscia di Gaza. Al momento, stando ai numeri dichiarati dalle Nazioni Unite, avrebbero superato i varchi 915 veicoli contenenti all’interno beni essenziali e carburante da cui dipendono le oltre 2 milioni di persone a Gaza. Misure necessarie e merce di scambio per la liberazione, da parte di Hamas, dei 33 ostaggi israeliani, come previsto. Alla lista mancano ancora sette donne, il cui rilascio è previsto tra sabato e domenica.

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