BERGAMO (ITALPRESS) – Nasce il primo catalogo digitale ragionato dedicato alla produzione artistica di Giacomo Manzù, porta d’accesso virtuale ad uno dei principali protagonisti della scultura italiana del Novecento. E’ il principale frutto di un ampio progetto di valorizzazione dell’opera dell’artista bergamasco nato dalla stretta collaborazione tra Fondazione Giacomo Manzù – costituita nel 2008 per volontà della vedova Ingeborg Katharina Schabel e di cui fanno parte i figli dell’artista, Giulia e Mileto Manzoni – e Fondazione Banca Popolare di Bergamo: la sinergia ha coinvolto l’Università degli studi di Bergamo e l’Università degli Studi Roma Tre con l’obiettivo di promuovere la figura e l’opera del noto scultore attraverso percorsi e progetti scientifici e didattici.
Il lavoro di creazione di un catalogo online – tipologia molto diffusa all’estero, ma di scarsa attenzione in ambito italiano – permetterà di riordinare per la prima volta in un unico luogo virtuale la vasta produzione di Giacomo Manzù, e aprirà così la strada ad ulteriori ricerche e approfondimenti sull’arte dello scultore e sulle influenze reciproche con l’ambiente artistico italiano del Novecento.
Il progetto della costruzione di uno strumento digitale dedicato a Giacomo Manzoni, detto Manzù dal dialetto bergamasco (Bergamo 1908 – Aprilia 1991), ha preso il via nel gennaio 2022 con l’obiettivo di restituire una mappatura completa delle opere dell’artista, conservate nei musei pubblici e nelle collezioni private distribuite nel mondo. Il catalogo ne raccoglie, al momento, oltre 300: ognuna è corredata da una o più fotografie, eseguite in epoche differenti e da differenti autori, così da poter seguire anche la fortuna visiva di una stessa opera.
Il catalogo, che nelle prossime settimane sarà consultabile online gratuitamente, si rivolge alla comunità scientifica, ai collezionisti, ma anche al grande pubblico: un software dedicato rende estremamente facile ed intuitiva la consultazione e la ricerca delle opere ordinate in sequenza cronologica, ed offre anche un’ampia possibilità di incrocio e di comparazione dei dati legati ad esposizioni, aste, citazioni bibliografiche.
Si tratta di un lavoro in fieri, uno strumento pensato per essere progressivamente arricchito con l’identificazione delle nuove opere della vasta produzione dell’artista che nel tempo saranno attribuite all’autore. Le opere di uno scultore quasi sempre prevedono, infatti, varianti significative, esemplari diversi di una stessa opera, ad esempio diverse fusioni nel caso dei bronzi, di cui si può venire a conoscenza nel corso del tempo. In questo caso la tecnologia consente quell’aggiornamento che il tradizionale catalogo cartaceo esclude, e che lo rende obsoleto a fronte di nuove acquisizioni o scoperte sulla produzione dell’artista.
Per questa prima fase, che comprende l’attività di Manzù dal 1927 al 1947, curatrice del catalogo – con la consulenza scientifica della storica dell’arte Barbara Cinelli – è Caterina Caputo, storica dell’arte, il cui lavoro è stato sostenuto da Fondazione Giacomo Manzù e Fondazione Banca Popolare di Bergamo attraverso l’istituzione di una borsa di ricerca finalizzata in modo specifico all’iniziale inventariazione delle opere e alla digitalizzazione della relativa documentazione fotografica conservata nell’Archivio della Fondazione Manzù.
Responsabili dell’infrastruttura informatica del nuovo catalogo online sono gli sviluppatori Giuseppe Falco, Nicola Gnecchi e Michele Mazzali; responsabili della progettazione Erica Bernardi, Alessandro Botta e Luca Pietro Nicoletti con una iniziale collaborazione di Chiara Fabi.
La ricerca scientifica rappresenta un tassello fondamentale dell’articolato lavoro di valorizzazione dell’eredità culturale del Manzù sostenuto dalle due Fondazioni, e di cui sono protagoniste le due Università grazie all’attivazione di un accordo di programma gestito da un comitato tecnico-scientifico ad hoc. Il comitato, coordinato da Barbara Cinelli, è composto da Laura Iamurri (storica dell’arte, per l’Università di Roma Tre), Sara Damiani (critica dell’arte, per l’Università degli studi Bergamo), Simone Facchinetti (storico dell’arte, per Fondazione Banca Popolare di Bergamo) e Marco Roncalli (saggista e studioso della figura e dell’opera di Manzù).
Una collaborazione, questa, che si concretizza in diverse proposte che prevedono l’arricchimento dell’offerta formativa degli studenti, l’integrazione dell’educazione umanistica e scientifica dei ricercatori in storia dell’arte, informatica e archivistica, ma anche specifiche attività culturali e di promozione dedicate a Giacomo Manzù e alla scultura del Novecento: conferenze, convegni, seminari di formazione, esposizioni e pubblicazioni, progetti multimediali di qualità, documentari e audiovisivi rivolti anche ad un pubblico non specialistico.
Un primo affondo sul ricchissimo patrimonio fotografico dedicato alla vita e alle opere di Giacomo Manzù è rappresentato dal libro di fotografie ‘Sulle tracce di Manzù – Indizi per una biografia (1927-1977)’, di Barbara Cinelli (Officina Libraria, 2022).
Il libro – dal 18 ottobre in libreria – documenta gli anni dal 1927 al 1977, con una sequenza di fotografie inedite o poco note che provengono dal prezioso Archivio conservato alla Fondazione Giacomo Manzù ad Ardea – ad oggi non ancora inventariato sistematicamente nelle sue sezioni: la biblioteca (dell’artista e sull’artista), la corrispondenza, la fototeca. Tali immagini rappresentano, per espressa volontà dei promotori, gli indizi privilegiati per conoscere, più di quanto sia stato fatto finora, il contributo che Giacomo Manzù ha dato all’arte contemporanea, e l’avvio di un percorso per la stesura di una biografia completa dell’artista bergamasco.
‘Per Giacomo Manzù l’atelier di Ardea non era un semplice spazio di lavoro: rappresentava il luogo sacro della propria arte, il luogo della fantasia libera e creatrice – ha detto Giulia Manzoni, presidente Fondazione Giacomo Manzù -. Nessuno ne possedeva le chiavi, nessuno poteva entrare senza il suo permesso ad eccezione dei suoi più stretti collaboratori. Quanti capolavori sono usciti da quello studio! Nel 2008, dopo la morte di mio padre, nasceva nell’atelier di Ardea la Fondazione Giacomo Manzù, con la missione di tutelarne l’eredità artistica. Al nostro impegno mancava però un sostegno fondamentale: un catalogo ragionato, strumento indispensabile
per far conoscere il suo lavoro. Quando un caso fortuito ha fatto incrociare la mia strada con quella della Fondazione Banca Popolare di Bergamo, ho avuto subito la sensazione che avevo finalmente trovato il partner ideale: è così partito il progetto del catalogo ragionato online, il cui asse portante è costituito dai carteggi, documenti, ritagli di giornali e fotografie che riguardano la produzione artistica di mio padre, un autentico tesoro conservato dalla Fondazionè.
‘Il catalogo online che presentiamo oggi è un progetto in fieri – ha sottolineato Barbara Cinelli, presidente Comitato tecnico-scientifico -. Abbiamo avviato un’operazione inedita, lunga e delicata: la prima fase dei lavori ha trasferito online, per il periodo che va dal 1927 al 1947, le schede identificative di 300 opere e delle relative fotografie, conservate nell’Archivio della Fondazione di Ardea. Queste schede sono relative sia ad opere delle quali conosciamo la collocazione, che ad opere la cui attuale ubicazione non è ancora individuata ma delle quali la Fondazione possiede documentazione utile a proseguire le ricerche. Il censimento completo della produzione di Giacomo Manzù è un obiettivo ambizioso perchè è necessario tenere conto anche di opere che potrebbero essere conservate in collezioni pubbliche e private, nazionali e internazionali, senza alcuna segnalazione nell’archivio della Fondazione. Quella che stiamo percorrendo è quindi una strada quanto mai aperta, nel senso più positivo del termine, che porterà non solo ad una sistematizzazione ma anche ad un arricchimento delle nostre conoscenze su Giovanni Manzù: un lavoro meticoloso ma necessario, per restituire allo scultore il posto di primo piano che merita all’interno del panorama artistico del Novecentò.
‘Fondazione Banca Popolare di Bergamo promuove fin dalla sua nascita progetti di alto profilo scientifico nel panorama della cultura italiana – ha evidenziato Armando Santus, presidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo -. Tra questi vi è sicuramente quello dedicato a Giacomo Manzù, del cui valore – non ancora pienamente riconosciuto nello scenario dell’arte novecentesca – siamo profondamente consapevoli, un’iniziativa promossa con il sostegno di Intesa Sanpaolo, con Fondazione Manzù, Università degli studi di Bergamo e Università degli Studi Roma Tre. Viste le origini bergamasche del grande scultore, non potevamo non rendere questa iniziativa uno dei contributi principali di Fondazione Banca Popolare di Bergamo al grande progetto di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023’.
‘La scelta di un catalogo online – ha aggiunto – è stata guidata soprattutto dalla dispersione delle opere del Manzù, non tutte identificabili allo stato attuale della ricerca, e dall’esistenza di versioni differenti di una stessa scultura. A fronte di questa situazione, la staticità di un tradizionale catalogo a stampa avrebbe comportato la rapida obsolescenza delle informazioni, mentre la possibilità di implementare un database in costante aggiornamento offre un reale contributo alla conoscenza e alla ricerca. Il catalogo sarà così uno strumento prezioso non solo per gli studiosi e i collezionisti del Manzù ma anche per gli appassionati della storia della scultura del XX secolò.
‘L’Università degli studi di Bergamo sta sviluppando un percorso di valorizzazione della persona e dell’opera di Giacomo Manzù da tempo, interagendo anche con le istituzioni cittadine e del territorio – ha evidenziato Sergio Cavalieri, Rettore Università degli studi di Bergamo -: nel 2018, grazie alla collaborazione con il Comune di Bergamo, l’Accademia Carrara e la GAMeC, è stata collocata la scultura Giulia e Mileto in carrozza nel piazzale della nostra sede via Pignolo; nel 2020 è stato pubblicato un volume con studi specificamente dedicati alla presenza dell’artista nel nostro territorio; l’anno scorso abbiamo organizzato un convegno a Clusone, a cui ha partecipato anche la figlia Giulia Manzoni; inoltre, l’Ateneo ha messo a disposizione un assegno di ricerca per indagare prospettive poco esplorate, come lo studio dei diversi materiali impiegati da Manzù nelle sue realizzazioni. Quindi l’adesione al progetto di creazione di un catalogo ragionato online delle opere di Manzù e la stipula di un accordo quadro con la Fondazione Manzù, la Fondazione Banca Popolare di Bergamo e l’Università Roma Tre è stata una cosa pressochè ‘naturalè per noi, così come abbiamo subito sostenuto con entusiasmo e impegno l’idea condivisa di promuovere tutta una serie di nuove attività culturali dedicate al grande Maestro. Il nostro obiettivo è quello di ‘fare retè, coinvolgendo i nostri studenti, i cittadini, gli studiosi locali, i centri di ricerca nazionali e internazionali nel progetto sicuramente complesso, ma altrettanto stimolante e necessario, della (ri)scoperta di Giacomo Manzù’.
‘L’Università Roma Tre è lieta di partecipare al progetto di valorizzazione dell’opera dello scultore Giacomo Manzù promosso dalla Fondazione Giacomo Manzù con il sostegno della Fondazione Banca Popolare di Bergamo e in collaborazione con l’Università di Bergamo – sono le parole di Massimiliano Fiorucci, rettore Università degli Studi di Roma Tre -. Questo progetto, che vede nella realizzazione del catalogo ragionato un obiettivo e al tempo stesso uno strumento di conoscenza e di studio necessario, appare come un’occasione esemplare di combinazione tra ricerca scientifica di alto profilo e ampia condivisione dei suoi esiti. Non solo dal punto di vista specificamente storico-artistico, ma anche da un punto di vista metodologico e della più vasta ricaduta su un pubblico non specialistico, questo progetto si configura come un’opportunità importante per tutti gli attori in gioco. Esso, infatti, dimostra nel modo migliore come la collaborazione tra università e fondazioni possa dare ottimi frutti, capaci non solo di contribuire alla storia dell’arte del XX secolo, ma più in generale di arricchire la cultura del nostro paesè.
– foto Italpress –
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