Una quota importante di famiglie europee – che in alcuni Paesi sfiora il 20% – è costretta a fare rinunce per curarsi e a sottrarre risorse economiche ad altri bisogni primari per acquistare di tasca propria farmaci, dispositivi medici come gli apparecchi acustici e per pagare cure dentistiche. In alcuni casi questa spesa spinge sotto la soglia di povertà.
È quanto emerge da una nuova piattaforma varata dall’Ufficio Europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che piazza l’Italia tra gli ultimi posti tra i Paesi occidentali per protezione fornita ai propri cittadini. «Nessuno dovrebbe dover scegliere tra pagare farmaci salvavita e soddisfare bisogni di base come cibo e alloggio», ha affermato in una nota il direttore regionale per l’Europa dell’Oms Hans Henri P. Kluge.
Lo studio
La piattaforma – denominata Uhc Watch – raccoglie i dati di 40 Paesi dell’Europa e dell’Asia centrale e traccia una mappa dell’impatto economico delle spese sanitarie sulle famiglie mostrando quante per curarsi sono costrette ad affrontare spese definite “catastrofiche”, cioè che intaccano le risorse destinate ad altre voci del bilancio familiare, e quelle che sono spinte al di sotto della soglia di povertà.
L’Italia, dopo il Portogallo, ha il risultato peggiore tra i Paesi dell’Europa occidentale: nel 2020 (ultimo dato disponibile) il 9,9% dei cittadini ha affrontato spese catastrofiche per la salute e il 4,3% è sceso sotto la soglia di povertà per curarsi. Il fenomeno riguarda prevalentemente la fascia più povera della popolazione, ma più di 1 su 20 tra quanti affrontano spese catastrofiche rientra nel 20% più ricco.