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Italia Sviluppo e Lavoro

Occupazione record a gennaio: +2,2% rispetto al 2024. Aumentano i contratti a tempo indeterminato

Aumentano i lavoratori a tempo indeterminato, per le fasce d’età 25-34 anni e over 50, e si riduce il numero di coloro con un contratto a scadenza. Può tirare perlomeno un sospiro di sollievo il mondo del lavoro che, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno segna un miglioramento dei dati occupazionali, anche se non si può dire lo stesso per i più giovani (15-24 anni) che faticano a mantenere il posto di lavoro.

I dati

A gennaio, rispetto al mese precedente, la crescita degli occupati coinvolge i dipendenti permanenti, che salgono a 16 milioni 447mila, i dipendenti a termine (2 milioni 663mila) e gli autonomi (5 milioni 111mila).

L’occupazione aumenta anche rispetto a gennaio 2024 (+513mila occupati), ma in questo caso è sintesi della crescita dei dipendenti permanenti (+702mila) e degli autonomi (+41mila) e del calo dei dipendenti a termine (-230mila). In particolare, indica l’Istat col report, l’aumento dell’occupazione su base mensile (+0,6%, pari a +145mila unità) riguarda gli uomini e le donne, i dipendenti e gli autonomi, tutte le classi d’età ad eccezione dei 35-49enni tra i quali il numero di occupati diminuisce. Il tasso di occupazione sale al 62,8% (+0,4 punti). Nel confronto annuo, il numero di occupati supera quello di gennaio 2024 del 2,2% (+513mila unità): l’aumento riguarda gli uomini, le donne, i 25-34enni e chi ha almeno 50 anni d’età, mentre per i 15-24enni e i 35-49enni si osserva una diminuzione. A gennaio il tasso di disoccupazione scende al 6,3% (-0,1 punti rispetto al mese precedente), quello giovanile al 18,7% (-0,3 punti).

Le reazioni

La prima a commentare i dati dell’Istituto nazionale di statistica è la premier Giorgia Meloni: «Secondo i dati diffusi dall’Istat, a gennaio 2025 il numero di occupati in Italia ha raggiunto quota 24 milioni e 222mila. Numeri importanti, che confermano la crescita dell’occupazione e il buon andamento del mercato del lavoro. Ma sappiamo che possiamo e dobbiamo fare ancora di più. Proseguiremo con determinazione su questa strada, per consolidare la crescita e rafforzare la competitività dell’Italia».

Controbattono i Cinque Stelle che provano a fornire un’analisi al di là dei numeri e al netto dell’emergenza di molti lavoratori in soglia di povertà e del continuo ricorso alla cassa integrazione delle aziende. «Con 23 mesi di fila di calo della produzione industriale e famiglie e imprese schiacciate da carovita e caro bollette, numerosi esponenti di maggioranza e Governo manifestano tutta la propria eccitazione per i dati sull’occupazione diffusi dall’Istat nascondendo, come scheletri nell’armadio, tutti quei problemi che attanagliano il mercato del lavoro e che in due anni e mezzo non hanno affrontato né risolto. Dal boom di contratti part-time e cassa integrazione agli stipendi da fame, con 9 lavoratori su dieci che non vanno oltre i 40mila euro l’anno, fino ai quasi 127mila posti di lavoro a rischio per le crisi aziendali. Con il pasticcio combinato col “nuovo” taglio del cuneo sono stati sottratti fino a 1.200 euro agli italiani con redditi tra 8.500 e 9mila euro. Un fatto vergognoso e incredibile» riferisce Elisa Pirro.

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