C’è timore in Congo colpito, nelle ultime ore da un allarme sanitario relativo a una misteriosa malattia, i cui sintomi ricordano l’influenza, che nelle ultime settimane ha ucciso decine di persone. Il rischio è che possa trasformarsi in una pandemia. Un allarme che ha portato, il ministero della Salute italiano ad alzare il livello di attenzione in porti e aeroporti per cercare di ridurre al minimo possibili contagi.
Poche notizie certe
Le autorità della Repubblica Democratica del Congo hanno affermato che i sintomi del morbo misterioso includono febbre, mal di testa, tosse e anemia. Al momento, non si sa come si trasmette la malattia, se attraverso l’aria, l’acqua, i fluidi corporei o altri mezzi. Le autorità locali stanno consigliando alla popolazione locale di evitare il contatto con i morti per evitare di contaminarsi con la misteriosa malattia. In Congo il ministro della Salute, Roger Kamba, si è visto costretto a disporre l’allerta generale: ad oggi il 38% delle persone colpite è rimasto ucciso (143 vittime su 376 infetti) ma ci sono dubbi sui numeri. Tutti i decessi sarebbero avvenuti in un arco di tempo di poco piu’ di due settimane, tra il 10 e il 25 novembre. Le autorità sanitarie congolesi hanno perciò diramato l’avviso alla popolazione tramite social, ma senza dare ulteriori particolari visto che né il dipartimento della salute dello stato africano, né qualsiasi agenzia sanitaria nazionale dichiara di avere altre informazioni a riguardo. Ciò significa che per ora potrebbe essere qualcosa di completamente nuovo, oppure potrebbe essere una malattia nota che semplicemente non è ancora stata identificata.
Mobilitazione
Sebbene in Italia non ci sia ancora un allarme generale, il Ministero della Salute ha inviato agli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera (Usmaf), ovvero gli uffici periferici del Ministero che si occupano del controllo sanitario su passeggeri e merci che transitano attraverso i punti d’ingresso transfrontalieri. «Avremmo diffuso l’allerta se fosse chiaro che l’intera popolazione è suscettibile e fosse conosciuta la modalità di trasmissione, ma al momento si tratta di una situazione circoscritta – spiega Giovanni Rezza, professore di igiene e sanità pubblica presso l’Università San Raffaele di Milano, già dirigente di ricerca dell’Iss – occorre attendere che i campioni siano trasferiti almeno al laboratorio attrezzato di Kinshasa, o ad altri centri più specializzati dell’Organizzazione mondiale della sanità. Lì si capirà se si tratta di una patologia batterica nota, come quella da meningococco, una febbre emorragica o una sindrome influenzale»