Non c’è solo Hamas, la Striscia è un alveare di fazioni islamiche

Non solo Hamas. La Striscia di Gaza, a quasi due mesi dall’inizio dell’operazione ‘Spade di Ferro’ in risposta al massacro del 7 ottobre, è un alveare di fazioni islamiste, che differiscono significativamente in termini di ideologia, influenza e potere, ma dedite alla creazione di uno Stato palestinese attraverso la resistenza armata contro Israele. Questa galassia di sigle jihadiste – otto secondo Newsweek – che ha imbracciato le armi per attaccare Israele, non risponde sulla carta a un unico comando, come sta emergendo nelle trattative serrate per il rilascio degli ostaggi israeliani, ma ha dimostrato una volontà di coordinarsi durante il conflitto in corso, condividendo filmati dei loro miliziani che combattono fianco a fianco.

Un’operazione, quella della liberazione degli ostaggi in cambio dei detenuti palestinesi, molto delicata e che potrebbe incontrare più di un intoppo nei prossimi giorni se si dimostreranno vere le dichiarazioni di alcuni leader di Hamas, secondo i quali non tutti gli ostaggi si trovano nelle mani dell’organizzazione che il 7 ottobre, giorno dell’operazione ‘Alluvione di al-Aqsa’, ha guidato il massacro nei kibbutz e catturato circa 240 ostaggi, stando alle indicazioni israeliane.

«Ci sarà un giorno in più di tregua ogni gruppo di 10 ostaggi rilasciati», ha infatti annunciato Osama Hamdan, uno dei più influenti leader di Hamas in Libano, aggiungendo tuttavia che «gli ostaggi vanno trovati». Una conferma indiretta che molti di loro non sono nelle mani di Hamas, ma di altre fazioni nella Striscia di Gaza.

La Bbc spiega che il 7 ottobre, insieme al braccio armato di Hamas, le Brigate Ezzedin al-Qassam, hanno agito altri cinque gruppi armati: le Brigate dei Martiri di al-Aqsa (la presunta ala militare di Fatah), la Jihad Islamica, le Brigate Mustafa Abu Ali, le Forze Omar al-Qassim e le Brigate dei Mujahedin. Secondo l’emittente britannica, invece, sono quattro i gruppi che finora hanno rivendicato il sequestro di ostaggi israeliani. Hamas e la Jihad Islamica appunto, poi le Brigate dei Mujahedin e le Brigate al-Nasser Salah ad-Din.

Hamas è senza dubbio di gran lunga l’attore più potente e influente a Gaza. L’organizzazione paramilitare e politica, ideologicamente ispirata ai Fratelli Musulmani, controlla la Striscia dalla vittoria militare nel 2007, a seguito delle elezioni, sulla fazione laica di Fatah, che invece attraverso l’Autorità nazionale palestinese guida la Cisgiordania anche se con una forte influenza israeliana.

Nata nel 1987 nel corso della Prima Intifada, Hamas e le sue Brigate Ezzedin al-Qassam, che prendono il nome da un predicatore musulmano siriano che contribuì a scatenare rivolte arabe nella Palestina mandataria governata dagli inglesi negli anni Trenta, si sono guadagnati la loro ‘reputazione’ con attacchi particolarmente cruenti, compresi attentati suicidi, contro soldati e civili israeliani. Si considera un movimento di liberazione nazionale, mentre Israele, gli Stati Uniti e numerosi Paesi europei la reputano come un’organizzazione terroristica. Hamas ha combattuto diverse guerre con le Idf negli ultimi 15 anni, ma quella in corso – anche per la presenza di centinaia di ostaggi – è su una scala senza precedenti.

La Jihad Islamica è considerata la seconda fazione più potente a Gaza. Come Hamas, ha l’obiettivo di distruggere Israele e creare uno Stato palestinese islamico. Obiettivo che persegue quasi esclusivamente con mezzi militari, non avendo un governo o ruoli amministrativi nella Striscia. Insieme alla sua ala militare, le Brigate al-Quds, che prendono il nome dalla parola araba per Gerusalemme, la Jihad Islamica è stata protagonista nell’operazione ‘Alluvione di al-Aqsa’ insieme a Hamas. Questo gruppo ha pubblicamente reso noti i suoi legami con l’Iran e ha acquisito un notevole arsenale di razzi.

Ritenuta la terza fazione più potente a Gaza, i Comitati di Resistenza Popolare sono stati creati durante la Seconda Intifada nel 2000 da ex membri di Fatah e si ritiene che abbia stretti legami con l’Iran. Non a caso il logo del gruppo ricorda molto quello dei Guardiani della Rivoluzione. La sua ala militare, le Brigate al-Nasser Salah ad-Din, ha regolarmente rivendicato attacchi contro le forze israeliane a Gaza e in Cisgiordania.

Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (Fplp) è un gruppo di matrice marxista-leninista fondato nel 1967 per fungere da catalizzatore delle forze della sinistra estremista che vedono Israele e i cosiddetti governi arabi “reazionari” come sostenitori dell’imperialismo occidentale nella regione. La sua ala militare, le Brigate Abu Ali Mustafa, prende il nome dal defunto leader del gruppo che fu ucciso dalle Idf nel 2001. Il Fplp fece notizia a livello internazionale alla fine degli anni ’60 e all’inizio degli anni ’70 per alcuni dirottamenti di aerei di linea. Come la maggior parte delle fazioni palestinesi di sinistra, tuttavia, la sua forza è diminuita negli anni a causa del crollo sovietico e della crescita delle tendenze islamiste. Ha condotto una serie di attacchi degni di nota nei primi anni 2000, tra cui l’assassinio del ministro israeliano del Turismo Rechavam Ze’evi nel 2001 e gli attentati suicidi del giorno di Natale del 2003.

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