Nobel “verdi” a sette attivisti ambientali: il premio conferito per la salvaguardia del pianeta

Sono sette gli attivisti ambientali che hanno vinto il Goldman Environmental Prize 2022. E arrivano da Stati Uniti, Paesi Bassi, Ecuador, Thailandia, Australia e Nigeria.

Considerato come il Nobel “verde”, il riconoscimento viene conferito dal 1989 dall’omonima fondazione guidata dai filantropi statunitensi Rhoda e Richard Goldman. Un premio che in 32 anni ha segnalato 206 protagonisti della battaglia globale per l’ambiente provenienti da 92 paesi rivelando molte criticità che affliggono altrettante zone della Terra. Nalleli Cobo, ha solo 19enne, è statunitense e dal 2020 lotta per chiudere definitivamente un sito petrolifero tossico a Los Angeles che ha rovinato e inquinato l’aria di oltre 500.000 abitanti. Partita da una semplice coalizione cittadina Cobo è riuscita a creare addirittura un movimento politico all’interno del Consiglio della città di Los Angeles. Un gruppo compatto che, all’unanimità, si è espresso contro l’estrazione urbana dell’oro nero e che non solo ha proibito nuove esplorazioni petrolifere, ma ha annunciato la graduale eliminazione dei siti esistenti. Alexandra Narvaez e Alex Lucitante, rispettivamente di 30 e 29 anni, arrivano invece dall’Ecuador. La loro lotta è proteggere le foreste pluviali intorno al fiume Aguarico dalle concessioni minerarie illegali. E per farla hanno creato un movimento indigeno di protesta, grazie alla quale, quasi 32.000 ettari di foresta sono ora difesi anche dal disboscamento illegale e dal bracconaggio. Dalla Nigeria, vince il Nobel verde l’avvocato ambientale Chima Williams. Con grande determinazione è riuscito a far condannare la multinazionale petrolifera Shell, principale produttore continentale di oro nero, per i danni causati nel Paese. Marjan Minnesma, vive nei Paesi Bassi, e grazie a lei, è stata emessa dalla Corte Suprema una sentenza di condanna contro il governo olandese, «incapace di proteggerli dalla crisi climatica». Lo Stato, fortemente dipendente dai combustibili fossili, genera, infatti, l’89% della sua energia grazie a carbone e dal gas naturale. Si chiude con l’Australia con Julien Vincent che è riuscito a convincere le 4 banche australiane più importanti a decidere di interrompere i finanziamenti al carbone entro il 2030.

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