Il lavoro c’è, ma non basta più a garantire una vita dignitosa. E così la povertà aumenta. Al centro del paradosso c’è proprio il sud Italia dove la Caritas ha lanciato un vero e proprio allarme per puntare i riflettori su un’emergenza sociale che sta mettendo a repentaglio il futuro di cittadini e famiglie. A riportare una fotografia preoccupante del fenomeno, all’inizio dell’estate, era stato l’ente della Conferenza episcopale italiana che ha presentato il rapporto statistico 2025. Nello scorso anno sono aumentati i centri Caritas in Puglia e Basilicata, così come gli assistiti.
Il dettaglio
Stando allo studio, nel 2024 la Puglia ha registrato un’impennata del numero di centri Caritas: da 178 a 224. Ad essere aumentati sono anche gli assistiti: da 8.687 a 9.398, nonostante una leggera diminuzione del numero medio per centro (42 persone a fronte di 48,8). Uno dei dati più preoccupanti riguarda il lavoro. Nella fascia d’età tra i 35 e i 54 anni, infatti, i cosiddetti “working poor” (persone che, pur lavorando, non guadagnano abbastanza per scavalcare la soglia di povertà) superano il 30%. Fenomeno che riguarda da vicino anche le regioni del Mezzogiorno, dove il ricorso alle Caritas è sempre più frequente anche tra coloro che lavorano come colf, muratore, giardiniere, ambulante o in nero.
I nuovi poveri
Un altro segnale d’allarme arriva dalle famiglie con figli: in Puglia l’80,4% degli assistiti dichiara di avere figli. Le difficoltà, però, non riguardano solo l’aspetto economico ma anche storie segnate da separazioni, lutti e precarietà abitativa. La povertà assume aspetti diversi a seconda dei territori. In Puglia, infatti, si segnala un incremento tra gli anziani soli, soprattutto nell’area del Salento rurale.