Lo chiamano effetto sciacallaggio il lievitare dei prezzi aerei (e non solo) in prossimità delle feste natalizie. Per chi non è partito almeno un anno prima con la prenotazione il salasso è assicurato. E allora eccoli gli emigrati, dal sud verso il nord, tutti ad accalcarsi per prenotare in anticipo. L’obiettivo è avere prezzi super scontati, così via alle formule dei carnet e del biglietto famiglia. Le piattaforme che trovano un posto per comprare ticket scontati sono in questi giorni super gettonate. Ma i costi lievitano comunque e pochi riescono nell’intento.
I prezzi
Che cosa vuol dire il salasso assicurato? Ecco i prezzi, per imbarcarsi sugli aerei da Roma con destinazione Bari e Brindisi si va da un minimo di 223 euro (con bagaglio a mano) fino ad arrivare a 355. Stessi prezzi per le partenze da Milano in direzione Puglia da un minimo di 171 euro a un massimo che supera, a seconda della compagnia, i 350 euro. Se la partenza è proprio in prossimità delle feste, tipo il 23 o il 24 dicembre e la ripartenza comprende il Capodanno non c’è alcuna altra speranza che spendere per andata e ritorno intorno ai 700/800 euro, assicurandosi un viaggio veloce, ma portando con se’ solo un bagaglio a mano.
Gli autobus 5 volte più cari
Per chi si affida all’autobus, pronto a viaggiare per 12/14 ore, le sorprese non mancano. Italbus per esempio ha tre fermate a Milano e una a Napoli tanti comfort sul mezzo, si viaggia solo di notte (20.40 partenza, arrivo 8.30) e anche qui i prezzi si moltiplicano, se il viaggio è previsto il 29 novembre costa 19.90 euro se si vuole partire il 21 di dicembre (che capita di sabato quest’anno) si arriva a pagare, ben 100 euro (cinque volte di più), ma il servizio è lo stesso, la tratta uguale, il tempo di percorrenza identico.
I numeri dell’esodo
Per capire quanto grande sia questo esodo che ci si appresta a vivere nei prossimi giorni, scartando il dato dell’immigrazione lavorativa (difficile da conteggiare), va detto che su circa 625mila immatricolati quest’anno all’Università, il 32 per cento sceglie un campus del nord d’Italia. Si studia soprattutto tra Roma, Ferrara, Milano, Pisa, Firenze, Urbino. Negli ultimi dieci anni, basti pensare che circa 200mila studenti hanno lasciato il sud per il nord (dati Svimez), ad oggi dunque si prevedono per il ritorno almeno 185mila presenze, tenendo conto della percentuale di chi decide di non tornare, per i prezzi salati.
L’odissea dei lucani
Chi vive in Basilicata e studia altrove poi non ha per niente una vita facile a tornare. Non ci sono aeroporti. Se si cerca sul web per fare la tratta Roma – Matera o Milano – Potenza i siti consigliano l’autobus (impiega sempre 12, 18 ore) e a anche il treno in realtà è una corsa a ostacoli, tra coincidenze e interregionali. I prezzi? Alle stelle. Si aggirano su 200-300 euro quelli in treno (Frecciarossa è ancora un sogno).
Quanti tornano?
Se si vogliono contare solo gli studenti siamo a cifre elevatissime, infatti nonostante un’università nella propria regione, il 83% degli studenti universitari lucani (dati Svimez) è un fuori sede. E studia lontano da casa. Nell’ultimo decennio l’Abruzzo ha perso un terzo dei suoi studenti (-30% immatricolazioni), la Campania sta a -20%.