Sarà oggi il giorno decisivo per il futuro politico di Beppe Sala. Il sindaco di Milano riferisce in Consiglio Comunale sull’inchiesta giudiziaria che lo vede indagato, ma l’intervento si preannuncia molto più di un semplice chiarimento: sarà, con ogni probabilità, un discorso programmatico che ridefinirà, nel caso in cui deciderà di restare primo cittadino della città meneghina, l’ultima parte del suo secondo mandato a Palazzo Marino.
Il vertice col Pd
Nelle ultime ore, il sindaco ha lavorato febbrilmente alla preparazione del suo intervento. Alle 18.30 di ieri si è tenuto, nella sua abitazione, un incontro cruciale con i vertici del Partito Democratico milanese: il segretario metropolitano Alessandro Capelli, la segretaria regionale Silvia Roggiani e la capogruppo in Aula Beatrice Uguccioni. Un confronto a porte chiuse, utile a misurare il sostegno del partito e soprattutto a calibrare le parole che Sala userà nell’emiciclo.
Un vertice politico, ma anche personale: il sindaco avrebbe confidato il suo stato d’animo, ancora diviso tra la tentazione di fare un passo indietro e il desiderio di rilanciare la sua azione amministrativa. Il Pd, al momento, ha scelto di restare al fianco del primo cittadino, ma con una richiesta netta: “cambiamenti concreti”. «Dal 2011 molte cose importanti sono state fatte per Milano – ha detto Capelli – ma oggi serve una svolta. Bisogna rimettere al centro le disuguaglianze, la questione ambientale e le opportunità per tutti».
Inchiesta e scontro politico
L’inchiesta sull’urbanistica, che ha scosso il Comune e messo Sala sotto indagine, ha aperto un fronte politico aspro. Il Movimento 5 Stelle chiede le dimissioni del sindaco: «È emerso un modello di sviluppo che favorisce i privati e aumenta le disuguaglianze», ha dichiarato Stefano Patuanelli, capogruppo M5S al Senato. Anche i Verdi evocano «una Tangentopoli silenziosa».
Dall’altro lato, Forza Italia parla di “cannibalismo politico” e invita al garantismo: «Non facciamo come al Raphael con Craxi», ammonisce il deputato Alessandro Sorte.Ma al di là delle posizioni politiche, Sala dovrà ora decidere se affrontare la tempesta oppure uscire di scena. Ai suoi fedelissimi della “Lista Sala” ha fatto trapelare la volontà di proseguire, sostenuto anche dall’assessore al Bilancio Emmanuel Conte, considerato un perno del suo esecutivo.
I prossimi due anni
Nel caso in cui scegliesse di restare, il discorso in Aula di domani sarà il manifesto del “Sala ter”, una fase amministrativa che punta su tre grandi direttrici: casa, urbanistica e ambiente. Il “Piano Casa”, che prevede diecimila alloggi a canone calmierato in dieci anni, resta centrale, così come il nuovo piano di Governo del territorio, che dovrà essere inattaccabile e trasparente, per evitare futuri contenziosi o sospetti. Nel suo programma rientra anche un maggiore impegno sul verde urbano: l’aumento degli alberi e la mitigazione dell’effetto isola di calore saranno tra le priorità. Il discorso non potrà ignorare il tema del caro affitti, sempre più drammatico in una città dove vivere in centro è ormai un lusso per pochissimi.
Il bivio
Oggi, quindi, non sarà solo il giorno della verità giudiziaria. Sala dovrà dimostrare di avere ancora la forza politica e morale per guidare Milano. Il partito lo sostiene, ma gli chiede di cambiare passo. I suoi alleati osservano con diffidenza. E in città cresce il dibattito su un modello di sviluppo che, in nome della modernità, rischia di allargare le disuguaglianze.