C’è anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, tra i 74 indagati nell’inchiesta sull’ urbanistica di Milano in cui i pm hanno chiesto sei arresti. La notizia anticipata dal Corriere della Sera è stata confermata a LaPresse.
«Trovo allucinante che il sindaco apprenda da un giornale di essere indagato e non dalla Procura. Si tratta di un metodo inaccettabile». Così il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, commenta al Corriere della Sera la notizia dell’indagine a suo carico nell’ambito dell’inchiesta sull’urbanistica del capoluogo lombardo.
Le ipotesi di reato sono due. Una di false dichiarazioni su qualità personali proprie o di altre persone, in relazione alla nomina dell’ex presidente della Commissione per il Paesaggio del Comune, Giuseppe Marinoni. L’altra di concorso in induzione indebita a dare o a promettere utilità relativamente al progetto del ‘Pirellino’ dell’architetto Stefano Boeri e dell’imprenditore Manfredi Catella, presidente del gruppo Coima.
«Il Pirellino? L’abbiamo venduto nel 2019 e siamo ancora fermi. Sono passati sei anni e i lavori non sono mai partiti. Altro che induzione, è stata una continua discussione perché non abbiamo mai trovato un accordo su quello che potevano fare», spiega Sala. Insieme al primo cittadino milanese, risultano indagate 21 persone.
«La composizione della Commissione Paesaggio – sottolinea Sala – viene gestita da un’apposita struttura del Comune che seleziona i profili e decide i componenti. Il rapporto tra sindaco e commissione è praticamente nullo. Aggiungo che non ho mai avuto il numero di Marinoni».
Inchiesta, il messaggio tra il sindaco Sala e Stefano Boeri
Nell’inchiesta – come scrive, tra gli altri, Enrica Riera su Il Domani -, emerge un sistema “criminoso” inscalfibile nel quale gli indagati, erano sicuri di “spaccare”. Nella richiesta di arresti per sei persone – citata da AGI -, i pm riportano anche uno scambio di messaggio tra il sindaco Sala e Stefano Boeri col primo che riceve “le rimostranze” del secondo perché il suo progetto sul Pirellino non sta ottenendo il ‘via libera’.
È il 21 giugno del 2023 e Sala scrive a Boeri via WhatsApp: «Ciao Beppe. Scusa il disturbo su un tema che mi riguarda come prof.Davvero non avrei voluto farlo ma domani ho conferimento in Commissione Paesaggio dopo due bocciature su Progetto Bosco Verticale Porta Nuova. Ne ho parlato a lungo con Giancarlo, Mario e Malangone. Marinoni sta sbagliando nel chiederci variazioni che non c’entrano nelle competenze della commissione. E non solo con noi. Se insiste rischiano rottura e ricorso Tar e Catella che va sui giornali. Ho suggerito di spostare conferimento. Scusa, ultima cosa crearti problemi ma prendilo come warning per domani. Ciao».
I toni del messaggio di Boeri sono definiti dagli inquirenti «duri e di comando». Un paio d’ore dopo arriva la risposta di Sala: «Mi dicono che non e’ solo il Presidente. Ovviamente so quello che mi riferiscono. E devo fidarmi del giudizio di Giancarlo (assessore Tancredi, ndr). Domani mattina comunque rivedo con calma». Il giorno dopo, annotano i pm, «Boeri manda due vocali a Catella avvisandolo che il progetto ha ottenuto il parere favorevole condizionato, raccontando che le obiezioni di Marinoni erano sparite completamente».