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Migranti, ora la Commissione Ue detta le linee comuni sui rimpatri rapidi

Non solo sicurezza e difesa comune, tra i piani della Commissione europea di Ursula von der Leyen c’è anche la politica unitaria sui rimpatri, con lo scopo di accelerare le espulsioni e facilitare il rientro dei cittadini di Paesi terzi senza regolare diritto di soggiorno. Una svolta nella politica migratoria comunitaria che, soprattutto dalle parti…
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Non solo sicurezza e difesa comune, tra i piani della Commissione europea di Ursula von der Leyen c’è anche la politica unitaria sui rimpatri, con lo scopo di accelerare le espulsioni e facilitare il rientro dei cittadini di Paesi terzi senza regolare diritto di soggiorno. Una svolta nella politica migratoria comunitaria che, soprattutto dalle parti del centrodestra europeo, si chiedeva a gran voce da tempo. Il regolamento ci interessa da vicino in quanto, se approvato dal Parlamento e dal Consiglio europeo, consentirà ai governi degli Stati membri di stringere accordi con Paesi anche esterni all’UE, come nel caso dei tanto discussi centri in Albania, al momento deserti a seguito di una serie di sentenze della Corte d’Appello di Roma. L’Italia, a tal proposito, potrebbe valutare un piano per trasformare questi spazi in «return hubs».

I motivi del rimpatrio

All’interno del regolamento sono inserite le motivazioni e le tempistiche per il rimpatrio dei richiedenti asilo respinti, che prevederà una durata massima di due anni se si tratta di uno Stato membro. «Il nuovo quadro giuridico costituisce un elemento chiave per integrare il Patto sulla migrazione e l’asilo adottato lo scorso anno – ha affermato Henna Virkkunnen, vicepresidente della Commissione europea – Con tassi di rimpatrio in tutta l’Ue attualmente pari al 20% e una frammentazione di sistemi diversi è necessario un quadro giuridico moderno, semplice ed efficace». Al contrario del modello italo-albanese, che prevede il trasferimento di migranti ancora in attesa di valutazione della domanda di asilo, nei nuovi hub di rimpatrio potranno andarci solo i migranti che hanno già ricevuto un ordine di espulsione. Non è un caso, quindi, che l’Italia, starebbe pensando di trasformare questi spazi al di là dell’Adriatico in «return hubs».

Doveri per i richiedenti asilo

La Commissione ha stabilito, all’interno del regolamento, gli obblighi che i richiedenti asilo respinti devono rispettare, a partire dalla loro disponibilità durante tutto l’iter. Queste persone dovranno consentire anche la perquisizione dei loro effetti personali solo se debitamente giustificato da un atto, oltre a fornire documenti d’identità personali, dati biometrici, recapiti e informazioni sui Paesi di transito. Gli obblighi dovranno essere rispettati, pena il taglio delle prestazioni sociali, il sequestro dei documenti di viaggio e la revoca dei permessi di lavoro, ma anche la possibilità di divieti prolungati di ingresso nell’Unione europea.

L’appoggio della Germania

Le misure della Commissione hanno trovato terreno fertile in Germania, alle prese con la costituzione del nuovo governo federale. «Se riusciremo a rendere più efficaci le procedure in tutta l’Ue, i rimpatri saranno ulteriormente accelerati e più efficacemente attuabili – ha dichiarato la ministra degli Interni, Nancy Faeser – Chi non ha il diritto di soggiornare in Germania e nell’Ue deve tornare nel proprio Paese. Faremo in modo che ciò avvenga.

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