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Migranti, la decisione della Cassazione sul caso Diciotti riaccende lo scontro tra governo e magistrati

A sole 48 ore dall’incontro a Palazzo Chigi durante il quale il neopresidente dell'Anm, Cesare Parodi, aveva chiesto alla premier Giorgia Meloni «un maggiore rispetto» per i magistrati, il caso della nave Diciotti riaccende lo scontro tra poteri dello Stato. A far cadere gli appelli nel vuoto la dura reazione con cui la presidente del…
nave diciotti

A sole 48 ore dall’incontro a Palazzo Chigi durante il quale il neopresidente dell’Anm, Cesare Parodi, aveva chiesto alla premier Giorgia Meloni «un maggiore rispetto» per i magistrati, il caso della nave Diciotti riaccende lo scontro tra poteri dello Stato. A far cadere gli appelli nel vuoto la dura reazione con cui la presidente del Consiglio ha accolto la decisione assunta dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione che, scrive via social la premier, «hanno condannato il governo a risarcire un gruppo di immigrati illegali trasportati dalla nave Diciotti perché il governo di allora, con Ministro dell’Interno Matteo Salvini, non li fece sbarcare immediatamente in Italia». Per Meloni, «lo fanno affermando un principio risarcitorio assai opinabile, quello della presunzione del danno, in contrasto con la giurisprudenza consolidata e con le conclusioni del Procuratore Generale».

L’affondo

In sostanza, è il ragionamento della premier, «per effetto di questa decisione, il Governo dovrà risarcire, con i soldi dei cittadini italiani onesti che pagano le tasse, persone che hanno tentato di entrare in Italia illegalmente, ovvero violando la legge dello Stato italiano». «Non credo siano queste le decisioni che avvicinano i cittadini alle istituzioni», è infine l’affondo della presidente del Consiglio che poi aggiunge: «Confesso che dover spendere soldi per questo, quando non abbiamo abbastanza risorse per fare tutto quello che sarebbe giusto fare, è molto frustrante» . Salvini parla di «sentenza vergognosa, un’altra invasione di campo indebita. Chiedere dopo anni che siano i cittadini italiani a pagare per la difesa dei confini, di cui ero orgogliosamente protagonista è indegno». Il vicepremier poi alza il tiro mettendo nel mirino i giudici: «Pagassero loro e se c’è qualcuno che ama così tanto i clandestini, li accolga un po’ a casa sua e li mantenga. Chissà se di fronte allo splendido palazzo della Cassazione allestissero un bel campo rom e un bel centro profughi, magari qualcuno cambierebbe idea». In scia, seppure in maniea più soft, anche l’altro vice di Meloni, Antonio Tajani: «Una sentenza che non condivido, non ne condivido le basi giuridiche».

La replica

Reazioni che a stretto giro innescano la netta replica della prima presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano: «Le decisioni della Corte di Cassazione, al pari di quelle degli altri giudici, possono essere oggetto di critica. Sono, invece, inaccettabili gli insulti che mettono in discussione la divisione dei poteri su cui si fonda lo Stato di diritto». Al suo fianco si schiera proprio l’Anm, che giudica gli attacchi «ingiustificati, senza alcun rispetto per la separazione dei poteri. Ogni volta che una decisione è sgradita, viene collegata ad una valutazione ideologica», e «il normale ed ordinario esercizio dell’attività giurisdizionale, questa volta anche in sede di legittimità, diventi un pretesto per attaccare frontalmente la Magistratura».

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