La Corte di Giustizia dell’Unione europea si è espressa sulla legittimità della designazione dei Paesi di origine sicuri da parte degli Stati membri, intervenendo nel contesto del protocollo Italia-Albania. Secondo la Corte, tali designazioni possono avvenire tramite atto legislativo, ma devono poter essere sottoposte a un «controllo giurisdizionale effettivo». I giudici nazionali devono quindi poter verificare la conformità di tali atti ai criteri stabiliti dal diritto Ue.
La sentenza nasce da un ricorso sul caso di due cittadini del Bangladesh, trasferiti in Albania dopo essere stati soccorsi in mare e la cui richiesta d’asilo è stata respinta con procedura accelerata, in quanto provenienti da un Paese considerato «sicuro».
Palazzo Chigi ha definito la decisione «sorprendente», accusando la Corte di invadere ambiti politici e ridurre l’autonomia degli Stati. Il Governo annuncia che proseguirà nella difesa delle proprie politiche migratorie, in attesa dell’entrata in vigore del nuovo Patto Ue su immigrazione e asilo, prevista per giugno 2026.