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Microfibre dalle pale eoliche: «Niente evidenze scientifiche su ambiente inquinato»

Da una parte la sostenibilità ambientale e dall’altra i possibili rischi per l’ambiente. L’energia eolica rappresenta una delle soluzioni più promettenti per combattere i cambiamenti climatici. Tuttavia, dietro l’immagine ecologica di questa tecnologia si potrebbe nascondere un possibile problema ambientale: la dispersione di microfibre di carbonio causata dall’erosione delle pale eoliche. Invisibili a occhio nudo,…
pale eoliche

Da una parte la sostenibilità ambientale e dall’altra i possibili rischi per l’ambiente. L’energia eolica rappresenta una delle soluzioni più promettenti per combattere i cambiamenti climatici. Tuttavia, dietro l’immagine ecologica di questa tecnologia si potrebbe nascondere un possibile problema ambientale: la dispersione di microfibre di carbonio causata dall’erosione delle pale eoliche. Invisibili a occhio nudo, queste particelle potrebbero contaminare il suolo, i corsi d’acqua e, potenzialmente, entrare nella catena alimentare, sollevando interrogativi sulla sostenibilità complessiva del sistema.

Il sistema

La Puglia e la Basilicata rappresentano due regioni chiave per l’energia eolica, con le loro circa 2000 turbine, secondo i dati più recenti. La produzione di energia rinnovabile è un pilastro per la transizione energetica del Paese, ma in queste aree il rischio di dispersione di microfibre potrebbe essere più elevato, proprio per la concentrazione degli impianti. E così, la questione è tornata al centro del dibattito pubblico. «Attualmente non esistono evidenze scientifiche che supportino questa teoria – evidenzia in uno studio Sigrid Carstairs, specialista di sostenibilità svedese – le resine termoindurenti formano una struttura stabile e resistente alla degradazione, riducendo significativamente la possibilità di rilascio di microplastiche».

Per quanto riguarda il Bisfenolo-A, una sostanza chimica utilizzata nella produzione di alcune materie plastiche, «non vi sono indicazioni che esso sia presente nei materiali utilizzati per le turbine eoliche» fa notare l’esperta, sottolineando che «è fondamentale basare le discussioni sull’impatto ambientale dell’energia eolica su dati scientifici concreti. L’energia eolica rimane una componente chiave nella transizione verso fonti energetiche più sostenibili, e le attuali ricerche indicano che le preoccupazioni riguardanti le microplastiche e il Bisfenolo-A nel contesto delle turbine eoliche sono infondate».

Le norme

Un punto fermo, insomma, che rassicurerebbe anche i territori pugliesi e lucani. Uno dei principali ostacoli alla risoluzione di questo problema resta, però, la mancanza di normative specifiche sul monitoraggio e la gestione delle microfibre di carbonio. Al momento, infatti, i controlli sugli impianti si concentrano principalmente sulla manutenzione delle pale per garantirne l’efficienza energetica, trascurando l’eventuale impatto ambientale derivante dall’erosione. «Per questo – evidenziano gli ultimi studi dei dipartimenti di ingegneria ambientale del Cnr – servirebbero investimenti significativi in ricerca per valutare il reale impatto delle microfibre e sviluppare tecnologie in grado di ridurre il fenomeno alla fonte».

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