Si riaccende il confronto in sede europea sulla mancata ratifica da parte dell’Italia della riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Nel corso dell’ultima riunione dell’Eurogruppo, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha ricevuto nuove sollecitazioni dai suoi omologhi affinché si proceda con l’approvazione del nuovo strumento finanziario.
L’Italia si configura attualmente come l’unico membro dell’Eurozona a non aver ancora completato l’iter di ratifica della revisione del Mes, un’azione che di fatto ne blocca l’entrata in vigore per tutti gli Stati aderenti. Questa situazione sta generando crescenti tensioni con i partner europei e riporta prepotentemente al centro del dibattito politico nazionale un meccanismo finanziario nato per fronteggiare le crisi del debito sovrano.
La riforma del Mes e l’impasse italiana
Il processo di revisione del trattato istitutivo del Mes, avviato nel 2017, si è concluso nel gennaio 2021 con la firma dei 19 Paesi dell’area euro, a cui si è aggiunta successivamente la Croazia. L’entrata in vigore di questa riforma è subordinata alla ratifica da parte dei parlamenti di tutti e 20 gli Stati firmatari. Ad oggi, l’Italia rimane l’unico Paese a non aver completato questo passaggio.
Le ragioni del dissenso italiano
Il governo italiano ha espresso forti riserve sulla governance del Mes, definendola eccessivamente “privatistica” in quanto i ministri delle Finanze non sono nominati da istituzioni europee o dai parlamenti nazionali, ma dai capi di governo.
Il vicepremier Matteo Salvini ha ribadito la ferma opposizione della Lega, ricordando come il Parlamento abbia già respinto tentativi di adesione al Mes. Ha inoltre espresso scetticismo sui benefici derivanti dalla trasformazione del Mes in “salva-banche”, sostenendo la solidità del sistema bancario italiano.
Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti è arrivato a proporre la liquidazione della quota italiana per recuperare risorse da destinare a riduzione delle tasse, investimenti e aumento delle pensioni.
Anche Fratelli d’Italia mantiene una posizione critica, definendo il Mes uno strumento “profondamente inadeguato” e “privo di qualsiasi visione strategica utile alla crescita”, oltre a paventare rischi per la “sovranità economica degli Stati”.
Le implicazioni del mancato via libera italiano
Il mancato completamento della ratifica da parte dell’Italia comporta conseguenze rilevanti per gli altri 19 Paesi:
- Isolamento diplomatico: L’Italia si trova in una posizione di isolamento in ambito europeo.
- Blocco operativo: L’operatività del nuovo Mes rimane sospesa fino alla ratifica di tutti gli Stati membri, congelando di fatto i fondi disponibili.
- Assenza di protezione bancaria: Il sistema bancario europeo, incluso quello italiano, è privo dell’importante meccanismo di protezione rappresentato dal backstop.
- Debolezza negoziale: Il protrarsi del mancato assenso rischia di indebolire la posizione negoziale dell’Italia su altri dossier europei cruciali.
Una possibile soluzione all’orizzonte?
L’ex presidente del Consiglio Mario Monti ha avanzato una possibile via d’uscita, incentrata sul coinvolgimento parlamentare nel processo decisionale relativo all’attivazione del Mes. La proposta prevede l’inserimento in un eventuale disegno di legge di ratifica o in un ordine del giorno parlamentare di un articolo che impegni il governo a non richiedere l’attivazione del Mes senza una specifica autorizzazione del Parlamento.
Tuttavia, al momento, la prospettiva di una rapida ratifica da parte dell’Italia appare ancora incerta, con la pressione di Bruxelles che si intensifica giorno dopo giorno.