Un nuovo nazionalismo «nativista, populista, pro-Occidente, ma fedele all’Europa e alla Nato»: è così che il Time definisce Giorgia Meloni, protagonista della nuova copertina della celebre rivista americana. Il servizio, firmato dal capo dell’ufficio di Washington Massimo Calabresi, s’intitola Where Giorgia Meloni is Taking Europe (“Dove Giorgia Meloni sta conducendo l’Europa”) e analizza la traiettoria politica della premier, arrivata al potere nel 2022 e, da allora, «diventata una delle figure più interessanti del continente». Dopo Silvio Berlusconi nel 2011, Mario Monti nel 2012 e Matteo Salvini nel 2018, anche Meloni viene dunque celebrata dal settimanale statunitense come simbolo di una trasformazione politica globale. «Il modo in cui governa – scrive il Time – potrebbe cambiare il mondo»
L’intervista
Nel lungo colloquio avvenuto il 4 luglio a Palazzo Chigi, Meloni racconta la sua idea di nazionalismo: «Per prima cosa dobbiamo difendere quello che siamo, la nostra cultura, la nostra identità, la nostra civiltà. La globalizzazione non ha funzionato. Dobbiamo ricostruire il nostro orgoglio, a qualsiasi costo». Un discorso – osserva Calabresi – che marca distanza tanto dai sovranismi euroscettici quanto da certi globalismi privi di radici.
L’incontro con Trump
Il servizio la descrive come una leader meticolosa e determinata, ricordando l’incontro con Donald Trump alla Casa Bianca: Meloni si era preparata con una pila di schede su ogni tema, mostrando, secondo l’autore, sangue freddo e prontezza anche nei momenti più delicati. Alla fine, racconta lei stessa, lo scambio con l’ex presidente Usa sull’Ucraina fu rispettoso, anche se acceso: «Lui è un combattente, e io sono una combattente». Il ritratto tracciato dal Time ripercorre anche la biografia della premier: l’incendio della casa in cui viveva da bambina con la madre e la sorella, il trasferimento alla Garbatella, l’ingresso nel Fronte della Gioventù e nel Msi. «Forse è per quello che mi sono unita al Msi: per la fiamma» scherza Meloni. Trent’anni dopo, è la prima donna a guidare il governo italiano. Alle critiche, risponde netta: «Mi hanno accusato di ogni cosa: della guerra in Ucraina, della morte di persone nel Mediterraneo. È solo perché non hanno argomenti. Non sono razzista, non sono omofoba. Non sono tutto quello che dicono». E alla fine dell’intervista pone una domanda diretta a Calabresi: «Sei una persona onesta. C’è qualcosa del fascismo che la mia esperienza ti ricorda, o che riguarda quello che sto facendo al governo?».