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Meloni già pensa al bis e attacca: «Contro di me attacchi sessisti nel silenzio di chi parla dei diritti delle donne»

Al traguardo di metà legislatura, la premier Giorgia Meloni guarda già al futuro e ammicca a un bis. «Voglio realizzare per intero il programma del centrodestra e potermi ripresentare agli elettori dicendo la cosa più banale su cui i politici andrebbero giudicati: ve lo avevamo promesso, lo abbiamo fatto», racconta la premier in un'intervista a…
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(AP Photo/Alessandra Tarantino - LaPresse)

Al traguardo di metà legislatura, la premier Giorgia Meloni guarda già al futuro e ammicca a un bis. «Voglio realizzare per intero il programma del centrodestra e potermi ripresentare agli elettori dicendo la cosa più banale su cui i politici andrebbero giudicati: ve lo avevamo promesso, lo abbiamo fatto», racconta la premier in un’intervista a AdnKronos, dopo un Primo maggio in cui le opposizioni hanno duramente contestato la sua narrativa sugli sforzi del governo sul fronte lavoro.

Il dossier chiave

La presidente del Consiglio ammette i risultati «ancora insufficienti» sulla natalità, e l’obiettivo, da raggiungere, di «abbassare strutturalmente il costo dell’energia in Italia». E individua un dossier chiave: «Vogliamo essere ricordati come il governo che ha aumentato il lavoro, ridotto il precariato e messo al centro la sicurezza sul posto di lavoro», chiarisce ribadendo la dotazione di 1,25 miliardi “disponibile”, per misure su cui l’8 maggio è previsto il confronto con le parti sociali. Sul bilancio finale di questi dossier, ma anche su economia, immigrazione, sicurezza, sostegno alla famiglia, riforme istituzionali e la politica estera, poi, chiederà di essere giudicata dagli italiani. L’orizzonte è il 2027, non ottobre perché il governo ha già chiarito che si tornerà al voto in primavera. E da mesi si rincorrono le voci di scenari che potrebbero portare ad anticipare le elezioni al 2026. Non a caso, si intensificano nel centrodestra le riflessioni sulla legge elettorale.

Il premierato

Una dinamica legata al destino del premierato, alla Camera da dieci mesi. Meloni assicura che si va «avanti» sulla «madre di tutte le riforme», ma non è un mistero che il presidenzialismo sarebbe per lei la soluzione migliore. Di certo, la premier non nasconde di essere rimasta «colpita» in questi anni, dal fatto che «troppe volte» è stata oggetto «di attacchi sessisti vergognosi, nel silenzio e nell’indifferenza di quelli che si riempiono la bocca dei diritti delle donne». Chi invece a Meloni ha chiesto consigli è il presidente serbo Aleksandar Vucic, che si è consultato con lei prima di incontrare in Florida Donald Trump: lei e Viktor Orban, ha raccontato, «mi hanno detto che è sempre meglio se si può parlare con lui a Mar-a-Lago che non a Washington».

La premier vanta con il presidente Usa una “special relationship”, come l’ha definita anche la Casa Bianca, e assicura di non essere sorpresa dai primi 100 giorni dell’Amministrazione Trump. «Soltanto gli ingenui si sorprendono quando in politica estera una nazione difende i propri interessi», spiega, sottolineando: «noi siamo determinati a far valere i nostri interessi, nel solco della tradizionale amicizia che ci lega agli Usa, con lealtà ma senza subalternità». Impegnata ad «avvicinare le due sponde dell’Atlantico», la premier rivendica con Ursula von der Leyen «un rapporto di stima ispirato alla risoluzione dei problemi e anche alla massima franchezza». E esorta l’Ue a «un passo avanti nella rimodulazione del Green Deal».

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