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Meloni a Washington, senza Ucraina nessuna trattativa: l’Italia insiste sulla protezione di Kiev

Il viaggio di Giorgia Meloni a Washington assume i contorni di una missione cruciale per il ruolo internazionale dell’Italia. La premier parte convinta che lo spiraglio aperto dal faccia a faccia tra Donald Trump e Vladimir Putin, seppure ancora incerto nei contenuti, possa trasformarsi in un’occasione concreta. Roma intende mantenere saldo il filo che la lega agli Stati Uniti e ribadire la propria posizione: nessuna trattativa può essere condotta senza l’Ucraina, che deve restare parte integrante di ogni decisione sul proprio futuro, e nessuna pace sarà solida senza garanzie credibili di sicurezza. È qui che l’Italia vuole giocare la sua partita. Da mesi Palazzo Chigi spinge sul modello “articolo 5” della Nato: un meccanismo di difesa collettiva che, pur senza l’ingresso formale di Kiev nell’Alleanza, assicurerebbe una protezione immediata e concreta in caso di nuove aggressioni.

La resistenza dei francesi

Una proposta che inizialmente aveva trovato la freddezza del presidente francese Emmanuel Macron – convinto che serva soprattutto rafforzare l’esercito ucraino – ma che nelle ultime settimane sta guadagnando terreno. «Nelle ultime ore stanno convergendo tutti gli altri partner internazionali, a partire dagli Stati Uniti» ha sottolineato con orgoglio Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. La premier rivendica il valore strategico di un’idea che non è più un’opzione isolata ma il fulcro del dibattito internazionale. «Proteggere l’Ucraina significa proteggere l’Europa» ripete da tempo Meloni, che ora porta questo schema direttamente sul tavolo della Casa Bianca. Anche le critiche delle opposizioni, che accusano il governo di aver inseguito soluzioni irrealistiche, vengono respinte. «La sinistra non sa giocare con la maglia dell’Italia» ha replicato Tommaso Foti, ministro per gli Affari Ue, ricordando le polemiche che accompagnarono la prima presentazione della proposta italiana.

Il dubbio

Sul piano politico, nella maggioranza non manca la consapevolezza dei rischi: qualcuno teme che tra Trump e Putin possa esserci già un’intesa sottotraccia. Proprio per questo Roma considera ancora più urgente vincolare il futuro di Kiev a garanzie solide, perché solo così sarà possibile evitare che l’Europa resti esposta a nuove destabilizzazioni. L’Italia, nel momento più delicato, prova così a ritagliarsi un ruolo da protagonista, offrendo una via che tenga insieme sicurezza, unità occidentale e credibilità politica.

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