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Maxi multa ad Armani spa, l’Antitrust sanziona il colosso per 3,5 mln: «Comunicazioni ingannevoli»

Maxi multa da 3,5 milioni di euro dall’Antitrust al colosso della moda Giorgio Armani e a una sua controllata, la G.A. Operations, per comunicazioni ingannevoli. Le due società, secondo le accuse, da un lato, nei loro siti e nel codice etico dichiaravano grande attenzione alla sicurezza e ai diritti dei lavoratori, dall’altro invece, avrebbero affidato gran parte della produzione in appalto a fornitori e subfornitori senza controlli adeguati.

La risposta

Non si è fatta attendere la reazione della Giorgio Armani S.p.A. che ha fatto sapere di aver accolto «con amarezza e stupore» la decisione dell’Antitrust e ha annunciato l’intenzione di impugnare il provvedimento di fronte al Tar.

L’Autorità ha rilevato che le due società «hanno reso dichiarazioni etiche e di responsabilità sociale non veritiere e presentate in modo non chiaro e inequivocabile». Dichiarazioni che, pur pubblicizzate dal gruppo, sarebbero in contrasto con le effettive condizioni di lavoro riscontrate presso fornitori e subfornitori cui è stata esternalizzata larga parte della produzione di borse e accessori in pelle a marchio Armani.

In pratica, l’attenzione alla sostenibilità sarebbe diventata per l’azienda uno strumento di marketing per rispondere alle aspettative dei consumatori. Dalle indagini è emerso che le società hanno esternalizzato larga parte della propria produzione a fornitori che, a loro volta, si sono avvalsi di subfornitori. Presso questi ultimi in vari casi erano stati rimossi i dispositivi di sicurezza dai macchinari per aumentarne la capacità produttiva, ponendo a grave rischio la sicurezza e la salute dei lavoratori. Inoltre, le condizioni igienico-sanitarie non erano adeguate, mentre i lavoratori erano spesso impiegati totalmente o parzialmente in “nero”.

Secondo l’Antitrust, inoltre, la consapevolezza di tale situazione gravemente lesiva dei lavoratori è provata anche dal fatto che, durante un’ispezione di Polizia Giudiziaria, era presente un dipendente di G.A. Operations preposto al controllo della qualità delle lavorazioni, il quale ha dichiarato di «recarsi mensilmente presso quel laboratorio da circa sei mesi». Infine, in un documento interno alla Giorgio Armani S.p.A. del 2024, si afferma che «nella migliore delle situazioni riscontrate, l’ambiente di lavoro è al limite dell’accettabilità, negli altri casi, emergono forti perplessità».

La Giorgio Armani Spa ribadisce «la certezza di aver sempre operato con la massima correttezza e trasparenza nei riguardi dei consumatori, del mercato e degli stakeholder, così come dimostrato dalla storia del Gruppo».

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