Utilizzavano telefonini di ultima generazione con particolari software criptati per i summit fra mandamenti: i capimafia, dal carcere di Palermo, comunicavano con quelli ancora liberi per ordinare le spedizioni punitive. Intercettati dai carabinieri, alcuni boss sono finiti in carcere nella maxi operazione antimafia di questa notte a Palermo.
Eseguite 183 misure cautelari nei confronti dei mandanti mafiosi di città e provincia: ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsioni, consumate o tentate, aggravate dal metodo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, favoreggiamento personale, reati in materia di armi, contro il patrimonio, la persona, esercizio abusivo del gioco d’azzardo, e altro.
Meloni: «Un colpo durissimo a Cosa Nostra»
“L’Italia per noi è diventata scomoda, io me ne devo andare”, ammetteva uno degli arrestati. «Un segnale chiaro: la criminalità organizzata è alle strette, la lotta alla mafia non si ferma e non si fermerà». Così la premier Meloni sui social.
«Un colpo durissimo a Cosa Nostra. Un risultato che conferma l’impegno incessante dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata», continua Meloni che dopo i ringraziamenti alle Forze dell’ordine ha concluso: «La mafia va sconfitta con determinazione e senza alcun compromesso. Lo Stato c’è e non arretra».
Le intercettazioni
Gli arrestati erano talmente sicuri di non poter essere intercettati, non hanno preso precauzioni nelle riunioni online per decidere le strategie di riorganizzazione della commissione provinciale. In questo scambio di informazioni sono stati svelati i nomi dei capi dei diversi mandamenti e i nuovi organigrammi. Non sospettavano che dall’altra parte i carabinieri del reparto operativo e del nucleo investigativo guidati dal colonello Ivan Boracchia e dal tenente colonnello Domenico La Padula stessero ascoltando ogni parola dopo essere riusciti a bucare la crittografia dei loro telefoni.
La spedizione punitiva ordinata dal boss in carcere
Grazie all’uso dei telefonini criptati un boss dalla sua cella in carcere decise, organizzò e guidò una spedizione punitiva contro un avversario colpevole di uno sgarro. Si tratta del capomafia del mandamento di Porta Nuova Calogero Lo Presti che dal carcere scelse persino gli uomini che dovevano dare una lezione a Giuseppe Santoro. E per rivendicare il suo ruolo di capo anche da dietro le sbarre volle assistere al pestaggio in videoconferenza. Il tutto mentre era in carcere. Per i magistrati palermitani è l’ennesima dimostrazione di quanto gli istituti di pena in questo momento non garantiscano l’isolamento dei detenuti con l’esterno.
Sono 1200 i carabinieri del Comando provinciale di Palermo impegnati nell’operazione. Al maxi blitz stanno partecipando i carabinieri dei reparti territoriali, il reparto operativo, i cacciatori di Sicilia, il secondo reggimento Sicilia, il battaglione Calabria, il IX nucleo elicotteri di Palermo per un totale di 1.200 carabinieri.
Le indagini
In una delle cinque indagini confluite nella maxi operazione antimafia di questa notte a Palermo, gli investigatori dei carabinieri del comando provinciale hanno scoperto il nuovo sistema con il quale i boss si riunivano per riorganizzare la nuova commissione provinciale, azzerata già una volta con gli arresti di dicembre 2018. Applicazioni di comunicazione con sistemi di crittografia avanzatissimi e difficilmente intercettabili.
L’operazione in Italia
L’operazione, che ha interessato anche altre città italiane, è volta a disarticolare i mandamenti mafiosi della città di Palermo e provincia, in particolare quelli di ”Porta Nuova”, ”Pagliarelli”, ”Tommaso Natale – San Lorenzo, ”Santa Maria del Gesù” e ”Bagheria”. I provvedimenti sono stati eseguiti nelle città di Palermo, Trapani, Catania, Reggio Calabria, Arezzo, Firenze, Milano e diverse carceri su tutto il territorio nazionale. I dettagli dell’operazione saranno resi noti in una conferenza stampa convocata al comando provinciale dell’Arma dal procuratore di Palermo a cui parteciperà anche il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo.