Marco Pantani, dai successi alla depressione. Il mistero sul decesso causato da un’overdose

A soli 34 anni, un ventennio fa, moriva Marco Pantani, uno dei più grandi ciclisti italiani della storia, quello che più di ogni altro ha emozionato gli appassionati dopo l’epopea di Fausto Coppi e Gino Bartali per le sue imprese nelle salite più iconiche dei grandi Giri. Il 14 febbraio 2004 il corpo senza vita del campione romagnolo veniva trovato in una stanza del residence Le Rose di Rimini. Un decesso dai contorni mai chiariti, malgrado l’autopsia abbia accertato l’overdose di cocaina e psicofarmaci.

Quello che resta indelebile di Pantani sono le sue imprese su due ruote che iniziano nel 1994, quando il ‘Pirata’ inizia a farsi conoscere: il 4 giugno, al Giro d’Italia, il giovane scalatore trionfa nel tappone Lienz-Merano. L’impresa con la I maiuscola arriva il giorno successivo, con la cavalcata verso il successo nella frazione tra Merano e l’Aprica. Alla fine chiuderà la corsa Rosa secondo, dietro al russo Evgenij Berzin, ma davanti al monumento spagnolo Miguel Indurain.

Altre spettacolari impresa arrivano l’anno successivo, nonostante la sfortuna gli tenda qualche tranello. In primavera viene investito durante un allenamento e deve saltare il Giro d’Italia. Si rivede al Tour de France dove vince due tappe in montagna, una sulle Alpi e una sui Pirenei. Dopo la medaglia di bronzo al Mondiale in Colombia, a ottobre ecco un altro incidente alla Milano-Torino, investito da un’auto contromano, si frattura tibia e perone, che lo mettono fuori gioco per quasi tutto il 1996. Nel 1997 prosegue il momento nero con una caduta al Giro nella discesa del valico del Chiunzi, in costiera amalfitana.

Pantani compie un recupero lampo e si presenta al Tour del France. L’apoteosi arriva nel 1998, l’anno dei trionfi al Giro e al Tour de France, una doppietta riuscita soltanto a sette ciclisti: Fausto Coppi, Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Bernard Hinault, Steven Roche e Miguel Indurain. Al Giro fa la differenza negli ultimi giorni di gara, in montagna, staccando i suoi rivali, lo svizzero Alex Zülle e il russo Pavel Tonkov e difendendo la ‘rosa’ nella crono di Lugano. Nel 1999 è padrone del Giro d’Italia: vince sul Gran sasso con condizioni meteo proibitive; in maglia rosa sul Fauniera, il giorno successivo sulla salita verso il santuario di Oropa gli salta la catena, gli avversari ne approfittano, non lo aspettano e scattano. Pantani reagisce e li rimonta tutti e arriva da solo al traguardo.

Vince a Pampeago e a Madonna di Campiglio ma prima della penultima tappa non supera i controlli del sangue: ematocrito alto e sospensione di 15 giorni. Pantani si sente vittima di un complotto. Per il suo staff la sera prima l’ematocrito era sotto la soglia. Non riuscirà mai a superare questo momento, pensa di scendere per sempre dalla bici, riparte ma senza risultati di rilievo. Al Tour de France del 1999 anima la salita del Mont Ventoux insieme a Lance Armstrong, che al traguardo gli lascia strada. Pantani non gradisce il gesto dell’americano e qualche giorno più tardi a Couchevel lo stacca e trionfa in salita come ai vecchi tempi. È il suo ultimo acuto. Pantani si fa investire dalla depressione e si rifugia nella droga.

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