Nuove e accese polemiche scuotono il settore dell’a udiovisivo e dell’editoria a causa degli emendamenti governativi alla Legge di Bilancio, che prevedono tagli significativi alle risorse e generano frizioni all’interno della stessa maggioranza. La manovra riduce i trasferimenti destinati alla Rai di 30 milioni di euro in tre anni, derivanti dal canone commerciale, costringendo l’azienda a «razionalizzare i costi».
I consiglieri d’amministra – zione temono ripercussioni sulla capacità produttiva. L’intervento più contestato riguarda le tv locali, alle quali sono sottratti 60 milioni di euro complessivi nel prossimo
triennio (20 milioni annui). Le associazioni di categoria denunciano che il taglio «mette seriamente a rischio la sopravvivenza di centinaia di imprese» e il pluralismo informativo, chiedendo il ripristino immediato dei fondi. Il taglio ha provocato uno smarcamento nell’esecutivo: il ministero del Made in Italy,
guidato da Adolfo Urso, ha espresso «ferma contrarietà» alla misura, definendola «intollerabile».
Francesco Boccia, presidente dei senatori del Pd, ha cavalcato la protesta, definendo la manovra il prodotto di «una vera e propria guerra ormai per bande tra i partiti di governo» e ha chiesto il ritiro dell’emenda – mento, sottolineando come il pluralismo sia un «bene democratico da tutelare». Il sottosegretario Barachini ha comunque assicurato un «impegno importante» del Governo, definendo l’informazione un «asset strategico».
