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Manovra in aula, ma resta l’incognita di un nuovo check in Commissione

La data cerchiata sul calendario, almeno per ora, è quella di domani venerdì 20 dicembre: giorno in cui in tarda serata la Manovra dovrebbe essere approvata dalla Camera. In questo modo Montecitorio riaprirebbe dopo la pausa natalizia, passando il testimone al Senato per il via libero definitivo alla legge più importante e complessa dell'anno, che…

La data cerchiata sul calendario, almeno per ora, è quella di domani venerdì 20 dicembre: giorno in cui in tarda serata la Manovra dovrebbe essere approvata dalla Camera. In questo modo Montecitorio riaprirebbe dopo la pausa natalizia, passando il testimone al Senato per il via libero definitivo alla legge più importante e complessa dell’anno, che quindi arriverà a Palazzo Madama a fine mese, tra il 28 e il 29.

La road map

Il programma è stato fissato dalla conferenza dei capigruppo, dove però si è affacciata l’ipotesi, confermata su più fronti, di un ritorno in commissione per un check. Il testo va ricomposto, con tutte le modifiche effettuate in commissione. E va verificato che le coperture quadrino. Un rinvio definito “tecnico”, ma che per le opposizioni, è politico, perché ipotizzano l’assenza di coperture per le aggiunte fatte. Da quanto tempo servirà per farlo dipende anche un eventuale ulteriore slittamento dell’ok, che potrebbe quindi arrivare non venerdì sera ma sabato. Anche per questo, in Senato prevedono di non cominciare a lavorare sul testo prima di lunedì.

Le tempistiche

I tempi sono stretti, per approvare un bilancio che doveva avere pochi capisaldi – su tutti la conferma delle tre aliquota Irpef e del taglio del cuneo fiscale, e gli interventi in base al quoziente familiare – e poche modifiche, ma il cui cammino si è complicato nel corso dei giorni. Prima nell’attesa di capire se fosse possibile trovare le risorse per la promessa riduzione dell’Irpef al ceto medio, rinviata a quanto le condizioni della finanza pubblica lo consentiranno.

Poi per bilanciare le aspettative delle forze di maggioranza, in ultimo uscire dal vicolo cieco creato dal contestato emendamento sullo stipendio dei ministri, e quello sui revisori del ministero dell’Economia in enti e aziende che percepiscono contributi pubblici, più volte riformulato, fino praticamente ad azzerare la norma prevista in Manovra. Ora è scontato il ricorso alla fiducia.

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