Analfabeti? No, non lo sono più gli italiani o comunque in una percentuale bassissima (solo 260mila), un nonnulla se si pensa a 50 anni fa. In compenso anche col titolo in tasca sono ignoranti. E non poco. È come se studiare non bastasse più. I laureati aumentano, ma non è detto affatto che questo vada di pari passo con l’apprendimento. Anzi.
I numeri
Numeri alla mano e non numeri a caso, ma i dati dell’ultimo rapporto del Censis infatti raccontano di una Italia sempre più vulnerabile, credulona, assolutamente senza le nozioni di base. Incredibile, ma vero. I numeri parlano chiaro i laureati sono aumentati fino a 8,4 milioni, ovvero il 18,4% della popolazione con almeno 25 anni (erano il 13,3% nel 2011), ma i traguardi di apprendimento non sono raggiunti in italiano, per il 24,5% degli alunni al termine del ciclo di scuola primaria, per il 39,9% al terzo anno della scuola media, per il 43,5% all’ultimo anno della scuola superiore (negli istituti professionali quest’ultimo dato sale vertiginosamente all’80,0%).
I conti? Finite le primarie il 31,8% dei piccoli studenti non raggiunge le nozioni base in matematica, così come il 44,0% alle medie inferiori e il 47,5% alle superiori (anche in questo caso il picco si registra negli istituti professionali con l’81,0%). Più fragili, non aggiornati neanche sulla storia contemporanea gli italiani rilevano “buchi” per ogni fascia di età, anche su nozioni che andrebbero date per scontate, frutto di luoghi comuni. Il Censis avverte: «L’ignoranza è una minaccia per la democrazia se per i cittadini diventa difficile decodificare le proposte politiche riconoscendo quelle fondate su presupposti falsi o con fini manipolatori».
Gli ebrei? Dominano il mondo
Perché in quel limbo possono attecchire pregiudizi antiscientifici, irrazionali, frutto di dicerie o paure, facciamo degli esempi: per più di un quarto degli italiani (il 26%) gli immigrati clandestini presenti oggi in Italia sarebbero 10 milioni, il 20,9% è convinto che oggi tramite la finanza gli ebrei dominano il mondo.
Gli omosessuali? Malati
E questo sottile, ma profondo razzismo si insinua anche sul genere, basti pensare che il 15,3% degli italiani pensa che l’omosessualità sia una patologia con origini genetiche, il 13,1% che l’intelligenza delle persone dipende dalla loro etnia, ovvero dal colore della loro pelle. E qui non stiamo parlando di nozioni da apprendere a scuola, ma di uno sguardo largo che la cultura, se interiorizzata, dovrebbe dare. Gli italiani, anche se in percentuale hanno dentro di sé tutti i semi del razzismo. E lo sanno. Nello stesso report del Censis il 40,8% della popolazione è convinto che gli italiani siano razzisti, e la percentuale raggiunge il 47,2% tra i 18-34enni.
In più, il 58,5% ritiene che il razzismo stia aumentando. E non è un caso che il 62,4% ammette di aver subito discriminazioni in passato, il 26,0% ne è ancora vittima e il 75,0% conosce ragazzi di origine straniera vittime di discriminazioni. Al 23,4% è stato rifiutato un impiego a causa della propria origine e il 29,4% non ha ottenuto una casa in affitto perché considerato straniero. Tra loro, il 64,4% è convinto che il razzismo in Italia stia aumentando. In effetti, i crimini d’odio commessi nel nostro Paese sono più che raddoppiati in 8 anni: erano 555 nel 2015, saliti a 1.393 nel 2022. Quelli di natura razzista o xenofoba, che rappresentano la maggioranza, sono quasi triplicati: dai 369 del 2015 ai 1.105 del 2022 (+199,4%).