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Lucarelli non ha diffamato Fedez, il giudice: «Bimbominkia? Espressione non offensiva»

«Selvaggia Lucarelli non ha diffamato Fedez nel definirlo un Bimbominkia perché nell’associazione specifica al rapper il termine è privo di qualsiasi equivalente adeguato in quanto è l’unico in grado di esprimere sinteticamente il ritenuto infantilismo manifestato dai comportamenti assunti nel web». Così il giudice del Tribunale di Milano, Giuseppe Cernuto, motiva la sentenza di proscioglimento nei confronti della giornalista. La scrittrice e…

«Selvaggia Lucarelli non ha diffamato Fedez nel definirlo un Bimbominkia perché nell’associazione specifica al rapper il termine è privo di qualsiasi equivalente adeguato in quanto è l’unico in grado di esprimere sinteticamente il ritenuto infantilismo manifestato dai comportamenti assunti nel web». Così il giudice del Tribunale di Milano, Giuseppe Cernuto, motiva la sentenza di proscioglimento nei confronti della giornalista.

La scrittrice e blogger è stata accusata di diffamazione aggravata per aver definito tre volte “Bimbominkia” Federico Leonardo Lucia in un post sui social del giugno 2023 a commento del contenzioso legale tra Fedez e Luis Sal relativo al podcast ‘Muschio Selvaggio’. 

Le motivazioni dell’assoluzione di Selvaggia Lucarelli

I legali di Fedez avevano querelato Lucarelli sostenendo che avesse attribuito al cantante il carattere di «persona mentalmente ipodotata», citando un precedente della Corte di Cassazione che il tribunale ha ritenuto tuttavia essere avvenuto in un «contesto completamente diverso» e nei confronti di un perfetto sconosciuto.

Accolta invece la linea difensiva dell’avvocata Barbara Indovina, che difende Lucarelli: la giornalista non ha messo in atto «un’aggressione gratuita alla reputazione» di Fedez, lo ha fatto con “ironia” con un termine «insostituibile nell’evocare la canzone con milioni di ascolti» di Fedez con J-Ax dal titolo ‘Bimbiminkia4life‘ e un passaggio di ‘Polaroid’ in cui il rapper scriveva «se Dio si è fatto Instagram è già un Bimbominkia». Ha utilizzato un «neologismo ormai censito dai dizionari» che cattura “immediatamente l’attenzione del lettore.

Un’espressione gergale tipica del web», scrive il giudice della seconda sezione penale, che è stata «impiegata nel suo ambito più appropriato, quello della comunicazione sui social network» dove «non ha un esatto equivalente» ed è «insostituibile” pur senza essere «offensiva e diffamatoria».

«Le parole della Lucarelli – conclude nelle 12 pagine del provvedimento di non luogo a procedere – richiamano chiaramente il ritenuto infantilismo di una persona che, dopo essere stato autore di comportamenti conflittuali segnati da immaturità, si rifugia nell’aiuto della mamma e dell’avvocato».

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