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L’opposizione rilancia la “sfida” patrimoniale: «Ma che sia globale»

Ritorna l’idea di una patrimoniale e questa volta viene ipotizzata su scala internazionale. I leader dei tre dei maggiori partiti di opposizione - Pd, Movimento 5Stelle e Alleanza verdi e sinistra - si dicono a favore di «una tassa sulle grandi ricchezze» e non solo in Italia. «Abbiamo presentato emendamenti e proposte di legge in…
schlein conte fratoianni

Ritorna l’idea di una patrimoniale e questa volta viene ipotizzata su scala internazionale. I leader dei tre dei maggiori partiti di opposizione – Pd, Movimento 5Stelle e Alleanza verdi e sinistra – si dicono a favore di «una tassa sulle grandi ricchezze» e non solo in Italia. «Abbiamo presentato emendamenti e proposte di legge in tal senso», annuncia il leader di Sinistra italiana Nicola Fratoianni a margine di un convegno all’istituto Treccani sui temi fiscali. «Continuiamo a pensare che sia urgente farla. Esistono strumenti da utilizzare perché il tema della redistribuzione della ricchezza non può più essere eluso», ha sottolineato l’esponente dell’opposizione.

Le proposte

All’incontro era presente anche la segretaria dem, Elly Schlein, che ha detto: «non è un tabù un intervento sui grandi patrimoni, una tassazione sui super ricchi come ha proposto l’ex presidente del Brasile Lula. Ma va fatta almeno a livello europeo, perché con la volatilità del capitale è più efficace. Noi siamo aperti a discutere». Mentre il presidente pentastellato, Giuseppe Conte, ha aggiunto: «non c’è dubbio che occorra un sistema più equo per quanto riguarda la tassazione. Non possiamo permettere una ricchezza concentrata in mano a pochi e peraltro parassitaria, molto spesso fatta non su un valore aggiunto, ma su una ricchezza finanziaria che viaggia sulle reti. Dobbiamo stare attenti, perché si tratta di una ricchezza che in qualsiasi momento può trasferirsi in ambienti, in ordinamenti nazionali più convenienti. Ecco perché va fatta a livello globale o quantomeno europeo. È un problema non solo di equità fiscale ma di qualità della democrazia».

I precedenti

Nonostante i buoni propositi, però, la tassa sui supericchi quando è stata proposta non ha mai trovato i consensi necessari per essere approvata. È accaduto così durante i governi dell’Ulivo, in particolare nel secondo, quello dal 2006 al 2008, presieduto da Romano Prodi. È anche successo in sede europea. Due anni fa, infatti, la leader di sinistra al Parlamento di Strasburgo, Manon Aubry, propose un emendamento in tal senso nel corso del dibattito sull’approvazione del bilancio pluriennale, ma il testo fu bocciato a larga maggioranza. Anche buona parte degli eurodeputati del Pd votò contro. Solo in cinque della delegazione italiana all’interno del gruppo Socialisti e democratici votarono a favore: Pietro Bartolo, Camilla Laureti, Giuliano Pisapia, Massimiliano Smeriglio e il capodelegazione del Pd al Parlamento europeo, Brando Benifei.

Oggi il dibattito si ripropone, ma stando ai numeri delle maggioranze sia in Italia che nell’Ue una sua approvazione non è in vista.

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