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“Lo Squalo” compie cinquant’anni. Dentro l’incubo perfetto firmato Spielberg

Era il 20 Giugno del 1975 ed un grande squalo bianco addentava la storia del cinema, tranciandola in un prima e un dopo. In quel giorno di inizio estate, giusto in tempo per inaugurare la stagione balneare, “Lo squalo” di Steven Spielberg usciva nelle sale americane. Avrebbe spazzato ogni record di incassi e si sarebbe…
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Era il 20 Giugno del 1975 ed un grande squalo bianco addentava la storia del cinema, tranciandola in un prima e un dopo. In quel giorno di inizio estate, giusto in tempo per inaugurare la stagione balneare, “Lo squalo” di Steven Spielberg usciva nelle sale americane. Avrebbe spazzato ogni record di incassi e si sarebbe affermato come capolavoro riconosciuto dalla critica. “Jaws @ 50: The Definitive Inside Story” di Laurent Bouzereau è il documentario, uscito su Disney+ che celebra l’anniversario di un film per cui, per una volta, vale la pena di spendere l’aggettivo iconico.

Dal romanzo al set

E a proposito di icone, il documentario ricostruisce l’intera genesi del progetto “Jaws” (in italiano mascelle) a partire dalla sua matrice letteraria, il romanzo di Peter Benchley del 1974, la cui leggendaria copertina disegnata da Roger Kastel finì per diventare manifesto cinematografico tra i più celebri. Subito dopo “Sugarland Express” Spielberg racconta di avere incrociato, quasi per caso nello studio del produttore Richard Zanuck, un adattamento del libro di Benchley in attesa di regista. In questa storia dagli elevati tassi di adrenalina, che è anche un atto d’accusa contro ogni tipo di sfruttamento capitalistico della natura, Spielberg intravide la possibilità di realizzare un remake acquatico del suo fortunato esordio “Duel”. Lì il mostro assetato di morte è un enorme camion nero che minaccia continuamente con la sua presenza un ignaro automobilista. Nello “Squalo” gli stessi meccanismi di costruzione della suspance e della paura sarebbero stati al servizio di un racconto horror in cui il pericolo è portato da un enorme e famelico Leviatano del mare.

L’eredità di Hitchcock

Se c’è un regista a cui Spielberg dichiara di essersi ispirato nella realizzazione di quello che lui stesso, ad oggi, considera il suo film più difficile da realizzare, questo è Alfred Hitchcock. Opere come “Psycho” e “Gli Uccelli” sono il template attraverso cui il giovanissimo Spielberg, all’epoca neanche trentenne, ricercò le soluzioni stilistiche per costruire nel modo più efficace possibile il suo film. Il resto è storia, ed è narrata con rigore filologico e sentimento da Bouzerau. Dalle interpretazioni dei tre attori protagonisti, Roy Scheider, Robert Shaw e Richard Dreyfuss, spesso in rotta di collisione tra loro, al coinvolgimento nelle riprese della popolazione locale sull’isola di Martha’s Vineyard nel New England. Per arrivare a lui, lo squalo, imponente e tutto costruito con sistemi idraulici e meccanici in studio. Un pupazzone che Spielberg decise di chiamare affettuosamente Bruce, come il suo avvocato.

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