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Lite sul terzo mandato, per Forza Italia non s’ha da fare: Salvini e Lega rassegnati

La questione del terzo mandato per i presidenti di regione acuisce il dibattito all’interno dei partiti della maggioranza di centrodestra. Dopo le dichiarazioni dei vertici di Forza Italia e Lega, contraria la prima e favorevole la seconda, sull’ipotesi di un emendamento al disegno di legge sul numero dei consiglieri regionali nelle assemblee territoriali, in discussione…
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La questione del terzo mandato per i presidenti di regione acuisce il dibattito all’interno dei partiti della maggioranza di centrodestra. Dopo le dichiarazioni dei vertici di Forza Italia e Lega, contraria la prima e favorevole la seconda, sull’ipotesi di un emendamento al disegno di legge sul numero dei consiglieri regionali nelle assemblee territoriali, in discussione all’interno della commissione affari costituzionali del Senato, il dibattito si arricchisce di nuovi elementi che mettono in risalto la diversità delle posizioni, nonostante sia in calendario un vertice di maggioranza per dirimere la questione e tentare di trovare un denominatore comune.

La posizione di Forza Italia

A sigillo delle parole del segretario di Fi e vicepremier Antonio Tajani con cui aveva sottolineato che «non ci vediamo per un piatto di lenticchie», ipotizzando uno “scambio” tra terzo mandato e ius scholae, la proposta forzista di allargare le maglie per la concessione della cittadinanza agli stranieri, arrivano anche quelle di Paolo Barelli, presidente dei deputati azzurri: «Forza Italia è sempre stata disponibile al dialogo e al confronto con i suoi alleati, specialmente nell’esecuzione del programma di governo, che prevede anche di favorire l’inclusione dei migranti regolari. Il terzo mandato per i presidenti delle Regioni, invece, non è parte del programmadell’esecutivo e, peraltro – come rilevano i sondaggi – trova contrari gli italiani. Per questo motivo, per Forza Italia, oggi, si mette fine alla discussione sul terzo mandato» ha detto conversando con i cronisti.

Pochi attimi prima, però, il suo collega a capo dei deputati di Fratelli d’Italia il meloniano di ferro, Galeazzo Bignami, aveva bocciato proprio l’ipotesi di intervenire sul terzo mandato. Anche perchè, annota il leader dei deputati di Fdi, «i tempi tecnici sono stretti se lo vogliamo applicare al prossimo turno elettorale. Così come – puntualizza Bignami – la discussione non è collegata al terzo mandato per i sindaci perchè parliamo di organi differenti: uno legislativo, i governatori, e l’altro esecutivo, i primi cittadini. Inoltre, – conclude il capogruppo – se l’intervento ci sarà lo faremo di sistema e non certo per una contingenza, anche con un confronto con le opposizioni».

La rassegnazione della Lega

D’altronde, anche lo stesso leader della Lega, Matteo Salvini, nelle ultime ore ha “preso atto” che non c’è convergenza in maggioranza. Una divisione, quella nel centrodestra, che non può guardare nemmeno al soccorso in Parlamento delle opposizioni, perché in particolare il Partito democratico da sempre si è detto «contrario all’ipotesi di consentire un terzo mandato agli organi monocratici». La posizione del Pd è molto chiara: «Noi siamo contrari al terzo mandato non per ragioni personali di questo o quel candidato, ma per ragioni sistemiche», stronca la questione il responsabile esteri del Partito, Beppe Provenzano, che sottolinea come «in tutto il mondo quando c’è un’elezione diretta, ci sono dei limiti ai mandati per evitare concentrazioni di potere».

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