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L’ex presidente Usa Biden affetto da tumore alla prostata con metastasi alle ossa

Un tumore estremamente aggressivo, con punteggio di Gleason pari a 9 e già diffuso alle ossa“. È questa la diagnosi ricevuta dall’ex presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Una notizia che riaccende i riflettori su una delle patologie oncologiche più comuni tra gli uomini, ma che nel caso dell’ex leader americano assume contorni particolarmente preoccupanti per gravità e diffusione.

Il punteggio di Gleason, oggi ancora largamente utilizzato per classificare il cancro alla prostata, misura il grado di aggressività della malattia sulla base dell’aspetto delle cellule tumorali al microscopio. Il punteggio varia da 2 a 10: da 2 a 6 si parla di tumori a basso rischio, 7 indica un rischio intermedio, mentre l’intervallo 8-10 corrisponde a forme ad alta pericolosità.

A peggiorare il quadro clinico, la conferma di metastasi ossee, indicazione che la malattia ha già superato i confini della prostata. In base alla classificazione più recente, la Grade Group (GG), introdotta nel 2016 per semplificare la valutazione prognostica, il tumore di Biden si colloca nel gruppo 5, il più alto in termini di pericolosità.

Il carcinoma prostatico ha origine nelle cellule della ghiandola omonima, situata sotto la vescica, ed è fortemente influenzato dagli ormoni maschili come il testosterone. Se in molti casi cresce lentamente e rimane confinato, nei tumori ad alto grado può diventare rapidamente invasivo.

Secondo i dati dell’AIRC, in Italia questo tipo di cancro rappresenta il 18,5% di tutte le diagnosi maschili, con 36.074 nuovi casi stimati nel 2020. Nonostante la diffusione, la prognosi resta generalmente buona: il tasso di sopravvivenza a cinque anni è pari al 92%, grazie a diagnosi precoci e trattamenti sempre più efficaci. Rispetto al 2015, il 2020 ha registrato un calo della mortalità del 15,6%.

Ma nel caso di Biden, 82 anni, la situazione appare ben più complessa: l’età avanzata, l’aggressività del tumore e la presenza di metastasi impongono terapie mirate e spesso palliative.

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