Leonardo, i sindacati non parteciperanno all’incontro con l’azienda a Roma: lavoratori in sciopero

I lavoratori di Leonardo terranno un presidio di protesta davanti allo stabilimento di Grottaglie, domani alle 12, mentre in tutta la divisione Aerostrutture – che, oltre a quella di Grottaglie, comprende anche le industrie di Foggia, Pomigliano d’Arco e Nola – si terranno due ore di sciopero.

È la decisione presa dai sindacati metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm che annunciano che non parteciperanno all’incontro convocato per il 13 da Leonardo a Roma sul rinnovo della cassa integrazione nello stabilimento di Grottaglie perché ritenuta questione secondaria rispetto al futuro incerto dell’intera divisione Aerostrutture.

C’è allerta anche sul fatto che Aerostrutture, a proposito del piano meritocratico, ha comunicato che a Grottaglie a fine anno le premialità saranno erogate «in percentuali notevolmente ridotte rispetto agli scorsi anni e prevalentemente sotto forma di una tantum» a causa della «difficoltà economica in cui versa la divisione».

La decisione dei sindacati di non presentarsi al confronto con Leonardo è dovuta al fatto che le tre sigle di categoria ritengono che abbia poco senso discutere di una misura congiunturale, ovvero il rinnovo della cassa integrazione ordinaria dal 18 novembre al 16 febbraio per un numero massimo di 931 addetti a rotazione nel sito di Grottaglie – rinnovo chiesto da Leonardo per tamponare la minore attività con Boeing -, se poi in prospettiva Leonardo pensa ad altro per la divisione Aerostrutture. Ovvero – come ha detto nei giorni scorsi l’amministratore delegato Roberto Cingolani – un possibile scorporo e la ricerca di nuovi partner industriali o finanziari. Perché, ha dichiarato Cingolani, Aerostrutture che oggi ha una capacità per tutto il personale dei quattro stabilimenti (Grottaglie, Foggia, Pomigliano D’Arco e Nola) di 4,5 milioni di ore di lavoro e ne effettua un milione in meno, ovvero 3,5 milioni di ore, non puo’ permettersi di stare ferma. Ne risentirebbero ulteriormente i conti.

«Questa parte che manca è difficile da sostituire se stiamo in uno scenario di inerzia» ha rilevato Cingolani sul milione di ore di lavoro oggi scoperto. La strada, quindi, sarebbe quella di andare oltre Boeing, cui Leonardo fornisce tra Grottaglie (due sezioni della fusoliera) e Foggia (lo stabilizzatore di coda), il 14 per cento dell’intero 787.

A fronte di scenari nuovi, i sindacati pensano che, prima di discutere del rinnovo della cassa a Grottaglie, sia opportuno avere chiarimenti dai vertici Leonardo e non dalla divisione Aerostrutture.

La continuità della cassa – cominciata lo scorso agosto – è stata chiesta dall’azienda per fronteggiare i minori volumi di Boeing che col piano Z61 ha già comunicato che sul previsto ritirerà in meno 6 coppie di fusoliera – centrale e posteriore centrale – entro fine anno e 16 nel 2025.

Brigati (Fiom Cgil Taranto): «Meloni non taccia sulle parole di Cingolani»

«Non c’è spazio per le ambiguità e il presidente del Consiglio Meloni vada a riferire in parlamento, non può stare in silenzio su dichiarazioni così roboanti come quelle di Cingolani, a maggior ragione se trattasi di una controllata pubblica. È necessario che il Governo faccia chiarezza e si dissoci dalle dichiarazioni di Cingolani e che si attivi al fine di scongiurare qualsiasi ipotesi di scorporo di aereo strutture». Lo afferma in una nota Francesco Brigati, segretario generale Fiom Cgil Taranto, a proposito delle recenti dichiarazioni dell’ad di Leonardo, Roberto Cingolani, e in vista dello sciopero di due ore proclamato dai sindacati di categoria per domani.

«È una questione che interessa tutto il mezzogiorno – aggiunge tra l’altro – in particolar modo la terra ionica in cui, a causa dell’assenza di programmazione di politiche industriali e scelte strategiche sbagliate, si sta determinando l’affossamento del tessuto produttivo, economico e sociale».

Brigati sottolinea che «la vertenza ex Ilva, la crisi della cantieristica navale e l’assenza di progettualità sull’Arsenale, l’annuncio di chiusura da parte della multinazionale Hiab, insieme a tante altre vertenze presenti sul nostro territorio, oltre ai continui ritardi sul processo di diversificazione di Leonardo rischiano di far diventare Taranto una bomba sociale».

Per queste ragioni, dice Brigati, «la Fiom, unitamente a Fim e Uilm, ha proclamato le prime due ore di sciopero per la giornata dell’11 novembre al fine di fare chiarezza sul futuro del settore Aereostrutture che, al contrario di quanto dichiarato da Cingolani, ha bisogno di essere stabilizzata all’interno della one company di Leonardo per garantire una stabilità industriale ed investimenti certi sul processo di diversificazione. Sia chiaro alla Leonardo e al Governo – conclude – non arretreremo fino a quando non ci saranno certezze per le lavoratrici e lavoratori, diversamente, così come ricordato dal segretario generale della Cgil Maurizio Landini, sarà rivolta sociale per difendere il lavoro e il futuro industriale e produttivo del mezzogiorno».

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