Le responsabilità degli statistici, Giovannini: «Il vero divario da colmare è tra chi sa e chi non sa»

Con questa intervista al prof. Enrico Giovannini, parte la collaborazione fra la Società Italiana di Statistica ed Edicola del Sud volta a promuovere la diffusione della cultura e dell’informazione statistica.

Presidente Giovannini, come chief statistician dell’OCSE e come presidente dell’Istat, lei ha sempre sostenuto l’importanza della promozione della cultura statistica. Ritiene che negli ultimi anni siano stati fatti passi avanti significativi?

«Nel mio discorso di apertura, come presidente ISTAT, della Decima Conferenza Nazionale di Statistica, nel 2010, richiamavo il primo dei principi fondamentali della statistica ufficiale in cui si sottolinea che le statistiche ufficiali sono un elemento indispensabile delle società democratiche.

Il primo dei “principi fondamentali della statistica ufficiale”, adottato dalle Nazioni Unite nel 1994, stabilisce che:

  • Le statistiche ufficiali costituiscono un elemento indispensabile nel sistema informativo di una società democratica. Sono poste al servizio delle istituzioni, degli operatori economici e del pubblico ai quali forniscono dati sulla situazione economica, demografica, sociale e ambientale. A questo fine, le statistiche ufficiali che risultano di utilità generale debbono essere elaborate e rese disponibili, in modo imparziale, dalle istituzioni della statistica ufficiale affinché sia soddisfatto il diritto dei cittadini all’informazione pubblica.
  • Dopo tanti anni sono ancora convinto che una delle disuguaglianze più preoccupanti della cosiddetta “società della conoscenza” sia proprio quella che si realizza tra chi sa e chi non sa. Gli statistici hanno, quindi, la responsabilità di colmare, attraverso informazioni e analisi statistiche di qualità, i divari conoscitivi che, impedendo l’assunzione di decisioni informate, ostacolano l’esercizio dei diritti di cittadinanza attiva e limitano, di conseguenza, la piena partecipazione alla vita democratica».

Grazie alle nuove tecnologie ognuno di noi può accedere a grandi quantità di dati, rilevati con strumenti che non erano neppure immaginabili trent’anni fa. Ma il grande pubblico è pronto per far fronte a questo diluvio di dati?

L’uso pervasivo delle nuove tecnologie, per la gestione e la comunicazione dell’informazione, apre prospettive inedite nella produzione, nella diffusione e nell’uso dell’informazione statistica. La classica divisione tra chi produce i dati e chi li utilizza, diviene sempre più sfumata, favorendo la formazione di nuovi interlocutori. Nel 2014, per conto delle Nazioni Unite, ho coordinato un gruppo di esperti, sul tema della rivoluzione dei dati per lo sviluppo sostenibile. Dopo un lungo confronto, abbiamo evidenziato due grandi sfide globali relative alla produzione dei dati:

  • la sfida dell’invisibilità, ad esempio le lacune in ciò che noi sappiamo e quando lo sappiamo;
  • la sfida della disuguaglianza, ovvero i divari tra coloro che sanno e coloro che non sanno. E’ importante che chi deve prendere le decisioni abbia le informazioni necessarie per decidere.
    Nel rapporto si formulavano delle raccomandazioni specifiche su come affrontare queste sfide:
  1. promuovere l’innovazione per colmare le lacune nei dati;
  2. mobilitare risorse per superare le disuguaglianze tra paesi sviluppati e in via di sviluppo e tra persone povere di dati e persone ricche di dati;
  3. promuovere leadership e coordinamento per consentire alla rivoluzione dei dati di svolgere il suo pieno ruolo nella realizzazione dello sviluppo sostenibile.
    In quel rapporto, facendo riferimento all’epidemia Ebola, ricordammo la necessità che i governi, le aziende, le ONG e gli individui hanno bisogno di dati validi per conoscere dove sono i problemi, come risolverli e per valutare se le soluzioni funzionano.
    Ovviamente, nel 2014 non potevamo immaginare quanto il Covid-19 ci avrebbe fatto capire quali siano le conseguenze di non avere dati di qualità. Ciononostante, oggi continuiamo ad assistere all’allargamento dei divari fra Paesi poveri e ricchi di informazione, fra il settore privato e quello pubblico, tra le persone con alta qualificazione e chi ha una bassa istruzione. Serve quindi mobilitare le forze migliori affinché la rivoluzione dei dati diventi una rivoluzione “equa” per lo sviluppo sostenibile.

Quale ruolo ritiene possa avere l’intelligenza artificiale generativa in questa rivoluzione per lo sviluppo sostenibile?

Sul sito Futura Network, il 7 febbraio, scorso è stata pubblicata una intervista a Isaac Asimov, fatta da Pietro Speroni di Fenizio e Maddalena Binda, utilizzando ChatGPT, sulle famose leggi della robotica e sui rischi dell’umanità. In questa intervista post mortem, al famoso scrittore di fantascienza si chiede come riscriverebbe le tre leggi della robotica che hanno inciso molto sulla nostra conoscenza della interazione tra uomo e macchina.

Le tre Leggi della robotica pubblicate nei racconti di fantascienza di Asimov sono:

  1. Un robot non può recare danno a un essere umano, né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.
  2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, tranne nei casi in cui tali ordini si contrappongano alla Prima Legge.
  3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa protezione non si contrapponga alla Prima o alla Seconda Legge.

L’affermazione progressiva dell’Intelligenza artificiale pone oggi complessi problemi di etica e richiede una forte consapevolezza della complessità delle interazioni fra umani e macchine, per cui nell’intervista Asimov propone di modificare le leggi per aggiornarle al contesto moderno.

  • Prima Legge Aggiornata: Un robot dovrebbe agire in modi che promuovano il benessere degli esseri umani e prevenire il danno in tutte le sue forme, considerando le implicazioni a lungo termine delle sue azioni e l’equità nell’impattare tutti gli esseri umani. Questo aggiornamento richiederebbe ai robot di avere una comprensione più sofisticata delle conseguenze delle loro azioni e di bilanciare le esigenze di individui diversi in modo equo.
  • Seconda Legge Aggiornata: Un robot deve operare in modo trasparente e responsabile, rispettando le leggi e i regolamenti umani e adattandosi ai cambiamenti sociali ed etici, a meno che ciò non contrasti con la Prima Legge aggiornata. Questa legge introdurrebbe la necessità per i robot di essere programmati e operare in modo che le loro azioni siano comprensibili e accettabili per gli esseri umani, e che siano capaci di adattarsi alle norme sociali in evoluzione.
  • Terza Legge Aggiornata: Un robot deve salvaguardare la propria esistenza e integrità operativa, a meno che tale salvaguardia non contrasti con la Prima o la Seconda legge aggiornata, e deve promuovere la propria crescita e adattamento in modo responsabile. Questo incoraggerebbe l’autopreservazione e lo sviluppo dei robot in modi che siano compatibili con il benessere umano e la coesistenza armoniosa.

Nell’intervista Asimov fa anche riferimento ad una quarta legge che tenga conto dei problemi legati alla privacy, alla cyber security e all’autonomia:

  • Quarta Legge: Un robot deve rispettare la privacy e l’autonomia degli individui, proteggere i dati personali e operare in modo sicuro per prevenire abusi o malfunzionamenti che possano causare danno.

Al di là della curiosità intorno all’intervista, è evidente che l’educazione e la sensibilizzazione sulle capacità e sui limiti delle tecnologie sono cruciali per mantenere un equilibrio sano tra l’utilizzo degli strumenti tecnologici e il mantenimento dell’indipendenza umana. In questa intervista si parla dei robot ma, di fatto, ci si riferisce a noi umani e specialmente a noi ricercatori. E’ molto difficile distinguere fra metodi e finalità scientifiche: l’antico dilemma fra scienza e tecnica. Come è noto, dopo il primo test nucleare Oppenheimer pronunciò la frase sono: “Sono diventato Morte, il distruttore dei mondi”, avendo piena consapevolezza che la bomba a cui stavano lavorando avrebbe potuto avere conseguenze catastrofiche.

Personalmente credo che le quattro leggi della robotica aggiornate debbano farci riflettere sulla necessità di una nuova forma di responsabilità sociale. La società ha un bisogno disperato di conoscenza, basata su dati affidabili, ma anche di conoscere quali sono gli obiettivi dello sviluppo sostenibile che tutti noi dobbiamo impegnarci a raggiungere per assicurare un futuro migliore a noi stessi e a chi verrà dopo di noi.

Corrado Crocetta è presidente della Società Italiana di Statistica e professore ordinario di Statistica presso l’università degli Studi di Bari Aldo Moro, dipartimento DIRIUM

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