Le quindici vite di Matteo Messina Denaro, cambiate come abiti nei trent’anni di latitanza. Quindici nomi con la stessa foto, cognomi di persone realmente esistite, tutte in vita, alcune al corrente, altre forse ignare di prestare il proprio nome all’allora superlatitante, all’ultimo dei corleonesi, al boss che benedì le stragi del 1992 e del 1993.
Nelle migliaia di documenti trovati nei covi dell’ex primula rossa e nelle abitazioni dei suoi fedelissimi i magistrati della Dda di Palermo hanno isolato quindici nomi che il superlatitante avrebbe utilizzato in periodi diversi di latitanza. Non c’è dunque soltanto Andrea Bonafede fra gli alias utilizzati dal boss.
Gli altri nominativi, tutti di persone in vita, tranne una, con date di nascite compatibili con quelle dell’ex primula rossa sono Giuseppe Giglio, Vito Accardo, Gaspare Bono, Giuseppe Bono, Renzo Bono, Salvatore Bono, Melchiorre Corseri, Vito Fazzuni, Giuseppe Gabriele, Giovanni Giorgi, Giuseppe Indelicato, Simone Luppino, Giuseppe Mangiaracina e Alberto Santangelo.
Quasi tutti di Campobello di Mazara a dimostrazione che la gestione della latitanza (per lungo tempo nel trapanese) era nel comune a due passi da Castelvetrano, il paese d’origine del boss. Identità che sono servite a muoversi indisturbato per le province della Sicilia Occidentale, per acquistare auto e moto a Palermo, per comprare case, per viaggiare.
Per condurre una vita il più possibile normale. Ma soprattutto per curarsi. Andrea Bonafede, l’ultimo alias, è quello che il padrino ha utilizzato per curarsi il cancro.
Prima ancora con il nome Bonafede si fece visitare agli occhi. Su quest’ultimo ramo della maxi indagine sui fiancheggiatori del boss ieri la polizia ha acceso un faro sul primario di oculistica dell’ospedale Civico di Palermo, Antonio Pioppo, 69 anni, che visitò due volte il boss fra il 2016 e il 2020.
La Procura lo ha indagato per favoreggiamento personale aggravato e per procurata inosservanza di pena. Il 16 gennaio 2023 nel suo covo a Campobello di Mazara i carabinieri del Ros trovarono due ricette, intestate a due persone diverse, entrambe firmate da Antonio Pioppo.
Il medico venne già sentito nell’immediatezza e ha sempre ripetuto di non sapere chi fosse. A destare dubbi c’è il fatto che il medico in 4 anni ha visitato la stessa persona con la stessa patologia di strabismo ma con due nomi diversi.
Nella giornata del 17 dicembre sono scattate le acquisizioni di documenti in tutti gli ospedali palermitani. Gli inquirenti hanno chiesto ogni documento riferibile ad Andrea Bonafede e agli altri 14 alias dell’ultimo dei corleonesi.