L’estate è ormai alle porte e per i prossimi giorni prevede un periodo meteo fuori dalla norma, con caldo e afa in aumento. L’anticiclone africano potrebbe dominare tutto il mese di giugno. Le previsioni sub-stagionali, cioè le proiezioni meteo a lunghissima scadenza fino a 40 giorni, indicano infatti temperature sopra media e scarsità di piogge almeno fino a luglio. Come ogni anno in Italia, anche luglio e agosto saranno caldi.
Nel weekend avremo un primo picco del caldo con punte anche di 34 gradi. Le temperature minime saranno gradevoli poi, dalla prossima settimana, inizieremo ad avere anche qualche notte tropicale nelle città, con temperatura minima superiore ai 20 gradi. Per la Festa della Repubblica una perturbazione transiterà tra Francia e Germania e attiverà forti temporali con grandine sulle Alpi nelle ore più calde della giornata: altrove invece sarà piena estate.
Le previsioni sub-stagionali, che arrivano fino a 40 giorni, indicano un dominio dell’alta pressione a oltranza con un ulteriore straordinario aumento termico dal 5-6 giugno: in quella fase, al climax, potremo toccare i primi 40 gradi al Sud e in Sardegna, con condizioni afose opprimenti al Centro-Nord.
Lo scenario in Europa
Molte città europee devono ancora compiere passi decisivi per tradurre la pianificazione dell’adattamento climatico in interventi concreti. Uno studio pubblicato sulla rivista “Nature Climate Change” e a cui ha partecipato l’Istituto di metodologie per l’analisi ambientale del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Imaa), evidenzia che circa il 70% dei piani urbani di adattamento presenta margini di miglioramento in termini di coerenza tra obiettivi e azioni.
La ricerca, condotta da un gruppo internazionale di esperti, tra cui due ricercatrici del Cnr-Imaa, ha analizzato 167 piani locali nei 27 Stati membri dell’Ue e nel Regno Unito, valutandone la “congruenza” in cinque ambiti chiave. Tra questi: l’allineamento tra rischi climatici individuati e azioni previste, la capacità di risposta nei diversi settori urbani e l’inclusione delle esigenze dei gruppi socialmente vulnerabili. Lo studio ha, inoltre, esaminato i livelli di partecipazione di questi gruppi alla fase di pianificazione e alla valutazione delle politiche.
Secondo i dati emersi, il 52% dei piani presenta un buon allineamento tra i rischi individuati e le misure proposte, mentre il restante 48% si limita a identificare i rischi ma non dà seguito ad azioni specifiche. Inoltre, nel 49% dei casi, le misure settoriali, in particolare nei settori dell’acqua e dell’ecologia, vengono progettate senza una valutazione approfondita dei rischi del contesto locale.