Il massacro di Bucha, dove dopo il ritiro russo sono stati trovati molti civili uccisi, pesa sui nuovi negoziati tra Ucraina e Russia.
Mosca accusa l’Ucraina di aver inscenato una “provocazione” per danneggiare le trattative. Il presidente ucraino Zelensky è stato nella località alle porte di Kiev, a visitare l’ospedale e ha ribadito che nonostante le atrocità commesse dai russi, è suo dovere continuare a trattare. Il ritiro dell’armata di Vladimir Putin da Kiev è un sipario che si alza sul palcoscenico di morte e distruzione. Civili giustiziati a cielo aperto, esecuzioni sommarie e arbitrarie, cadaveri con le mani legate dietro la schiena, fosse comuni, questo il macabro scenario documentato dai giornalisti giunti nel sobborgo che si trova appena fuori la capitale. Le forze ucraine hanno trovato a Bucha, abbandonati, in fila, su un’unica strada, la Yabluska, i cadaveri di almeno 20 uomini, civili. Alcuni di loro con le mani legati dietro la schiena con degli stracci e un colpo d’arma da fuoco sulla nuca. Il sindaco della cittadina a nord ovest di Kiev, Anatoly Fedoruk ha denunciato che i civili uccisi sono stati trattati dai russi in modo disumano e ha reso nota la presenza di almeno altri 280 corpi senza vita in fosse comuni in città.
«Queste persone non erano militari. Non avevano armi. Non ponevano una minaccia. Quanti casi come questi ci sono nei territori occupati? Non chiediamo a nessuno di combattere la Russia con noi. Domandiamo solo una cosa, dateci le armi per proteggere i civili. Tutto il resto lo faremo da soli», ha scritto il consigliere del presidente Zelensky, Mykhailo Podolyak. Le immagini dei corpi dei civili senza vita sparpagliati nelle strade e ammassati nelle fosse comuni hanno fatto il giro del mondo e indignato i paesi dell’Occidente. Nel 40esimo giorno la guerra mostra il suo volto più cruento mentre l’offensiva russa si intensifica nel sud del paese. Per Kiev è genocidio, mentre Mosca nega, affermando che si tratta di una provocazione degli ucraini per bloccare i negoziati. Alcuni testimoni hanno raccontato l’orrore di quella mattanza: «Hanno ucciso un uomo anziano, uno che non conoscevo. Era davanti a me, seduto su una panchina. Un russo si è avvicinato e gli ha sparato in testa, poi se ne è andato», racconta Vladislav Kozlovskiy, 28 anni, manager di un ristornate a Bucha prima che la guerra si prendesse la sua vita. Il giovane è stato ostaggio per circa un mese insieme ad altre 100 persone in un rifugio antimissili che però era diventata la loro prigione.










