«Saranno i palestinesi, e non gli israeliani, a gestire gli affari civili a Gaza nel dopoguerra». Così il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, che nel corso di una conferenza stampa ha presentato il suo piano per la Gaza del dopoguerra.
Israele manterrà il controllo della sicurezza, ha aggiunto, spiegando che non sarà permesso a Hamas di controllare Gaza o di rappresentare una minaccia. «Non ci sarà più presenza civile israeliana nella Striscia di Gaza una volta che gli obiettivi della guerra saranno stati raggiunti», ha assicurato Gallant ai giornalisti.
«I residenti di Gaza sono palestinesi, quindi gli organismi palestinesi saranno responsabili a condizione che non ci sia ostilità verso Israele», ha affermato.
Sarà quindi una forza multinazionale guidata dagli Stati Uniti, in collaborazione con gli alleati europei e arabi di Israele, che si assumerà la responsabilità della ricostruzione di Gaza nel dopoguerra, ha quindi annunciato il ministro della Difesa israeliano. Presentando il piano, Gallant ha delineato una «piazza civile a quattro angoli» che comprende Israele, i palestinesi, una task force multinazionale e l’Egitto.
Gli alleati di Israele hanno però più volte detto che il loro sostegno alla ricostruzione di Gaza è condizionato al fatto che l’Autorità nazionale palestinese sia l’organo di governo che riunifica la Striscia con la Cisgiordania.
Intanto il raid che ha portato all’eliminazione a Beirut del numero due di Hamas, Saleh al-Arouri, ha aiutato il primo ministro Benjamin Netanyahu ed il suo partito Likud a risalire nei sondaggi. Secondo l’ultima ricerca pubblicata dal quotidiano Maariv, se si votasse oggi il Likud otterrebbe 19 seggi alla Knesset, due in più rispetto alla precedente rilevazione, portando il totale della coalizione di governo a 46 seggi su un totale di 120. In leggera crescita anche Netanyahu, che secondo il 34% degli intervistati (+2%) è adatto al ruolo di primo ministro. L’attuale capo del governo rimane comunque 14 punti dietro il leader di Unità Nazionale, Benny Gantz. «Questo nemico sionista arrogante a criminale, nonostante il suo fallimento e la delusione dopo tre mesi di aggressione brutale contro Gaza ora vuole esportare all’estero la crisi e allargare il cerchio dell’aggressione, pensando che questo confonda i calcoli della resistenza e della regione». Si è espresso così l’esponente di Hamas Khaled Meshal con accuse a Israele, in dichiarazioni riportate dai media dai media arabi e rilanciate dal Times of Israel.
Le parole di Meshal, ex capo dell’ufficio politico di Hamas, arrivano dopo l’uccisione nella capitale libanese Beirut del numero due del gruppo. Secondo Meshal, «il nemico pensa che l’uccisione dei nostri leader spezzerà la volontà della resistenza e indebolirà la leadership, ma non sa che questa è una grande illusione». E, ha sostenuto, in passato «per ogni leader caduto si è elevato un altro leader e il martirio di un leader pone altri sulla stessa strada, con la medesima volontà e determinazione».